Crisi migranti, Lukashenko: «Pronti a rimandare i migranti in patria, ma non vogliono. È la Polonia che cerca lo scontro»
«La Bielorussia non vuole un conflitto di confine, il conflitto semmai lo cerca la Polonia». Sono queste le parole del presidente bielorusso Alexander Lukashenko nel giorno in cui l’Alto rappresentante Ue Josep Borrell ha annunciato un nuovo pacchetto di sanzioni contro Minsk. Lukashenko si è giustificato spiegando all’agenzia di stampa statale bielorussa Belta che la Bielorussia è «pronta a rimandare i migranti in patria, ma sono loro che non vogliono tornare». Ma l’Unione europea tira dritto: «Oggi approveremo un nuovo pacchetto di sanzioni contro i bielorussi responsabili di questa situazione – ha detto Borrell – e allargheremo il modello delle sanzioni per includere altre persone, compagnie aeree e agenzie di viaggi coinvolte in questa situazione illegale sui migranti».
L’Alto commissario Ue è oggi impegnato in un vertice con i ministri degli Esteri proprio per dare una svolta alla crisi dei migranti sul confine Ue tra Polonia e Bielorussia. «Non parleremo di alcuna azione militare», ha detto ai giornalisti prima di entrare al Consiglio affari esteri a Bruxelles. Ieri era uscito il contenuto della telefonata tra Borrell e il ministro degli Esteri Makei. «La situazione attuale è inaccettabile e deve finire, va risolta fermando il flusso e i voli di migranti – ha intimato Borrell a Makei -. Le persone non dovrebbero essere usate come armi». L’Alto commissario ha dunque tentato di far passare un messaggio chiaro: «Occorre proteggere la vita delle persone e consentire l’accesso alle agenzie umanitarie».
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