L’Italia verso la denuncia sul caso dell’acquisto cinese di un’azienda di droni italiana: perché ora l’accordo rischia di saltare
Il governo italiano potrebbe presentare una diffida che porterebbe al fallimento dell’accordo di cessione a degli investitori cinesi del 75% del capitale di Alpi Aviation, azienda italiana produttrice di droni militari, utilizzati anche dall’Aeronautica Militare italiana in Afghanistan. L’azienda con sede a Pordenone è stata acquisita nel 2018 dalla China Corporate United Investment Holding e dal CRRC Capital Holding, entrambe controllate dalla Commissione per la supervisione e l’amministrazione dei beni di proprietà statali del Consiglio di Stato della Cina. Subito dopo l’acquisizione nel 2018, secondo quanto riferito da Reuters, le aziende coinvolte nell’acquisizione di Alpi Aviation avrebbero iniziato a trasferire in Cina le tecnologie tecniche, intellettuali e produttive dell’azienda friulana. Nel corso delle indagini condotte dalla Guardia di Finanza è emerso che l’accordo, del valore di circa 6 milioni di euro tra Alpi Aviation e le società cinesi, potrebbe però aver violato le regole europee e dei singoli Stati sulla cessione di tutti quegli asset considerati strategici per le proprie economie nazionali. Di conseguenza il governo Draghi potrebbe nuovamente utilizzare il cosiddetto Golden power, come già accaduto quando si è deciso di bloccare l’acquisto da parte della cinese Syngenta dell’azienda romagnola produttrice di sementi Verisem e, in precedenza, bloccando l’acquisto da parte del gruppo cinese Shenzhen Investment Holdings del 70% della Lpe, azienda del Milanese nel settore dei semiconduttori.
Foto in copertina: ANSA/RICCARDO ANTIMIANI
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