Locatelli: «Anticipare la terza dose a 5 mesi. Obbligo per tutti? Soluzione troppo estrema»
Secondo il coordinatore del Comitato tecnico scientifico Franco Locatelli, una delle soluzioni più efficaci per provare ad arginare la quarta ondata di contagi da Covid-19 è quella di accorciare i tempi delle terze dosi. «Non più dopo i sei mesi dalla seconda somministrazione com’è previsto adesso ma cinque, riducendo così il periodo tra il compimento del ciclo vaccinale e il richiamo». Come confermato dai dati settimanali dell’Iss diffusi oggi, 19 novembre, l’Italia appare alle prese con una costante risalita di casi e ricoveri, coerenti con lo scenario da quarta ondata diffuso in tutta Europa. «Nonostante tutto, il nostro Paese mantiene una delle situazioni più favorevoli», spiega Locatelli, «ma i dati destano preoccupazione e vanno valutati con tutta la cautela del caso. Se da una parte non è il caso di creare allarmismi dall’altro è importante non sottovalutare il fenomeno di risalita». La dose booster diventa allora una delle armi principali su cui puntare nei prossimi mesi invernali, forti dei dati che arrivano dai Paesi che ne hanno già sperimentato i benefici.
«Abbiamo evidenze da Israele che la dose di richiamo ha contribuito non solo a rafforzare le protezioni rispetto alla malattia grave, ma anche a ridurre marcatamente la circolazione virale», spiega lo scienziato, «nei giorni scorsi avevano 430-450 casi di infezione al giorno, mentre a settembre avevano numeri decisamente superiori». Quello di cui Locatelli parla è una sorta di «immunità sterilizzante» che la dose booster sarebbe in grado di ripristinare, contribuendo così alla riduzione del virus in circolo. Finora sono 3,7 milioni le dosi di richiamo somministrate in tutta Italia con un’accelerazione negli ultimi giorni: «Bisogna continuare su questi due canali: dosi booster a chi ha maggiori rischi e dosi a chi non ha ancora cominciato il proprio ciclo vaccinale primario». L’appello dell’esperto è a tutti i timorosi e agli scettici, con l’invito di seguire le parole «piene di buon senso del presidente Mattarella» pronunciate poche ore fa: «Ricordiamo che avere gli ospedali occupati e i servizi sanitari pieni nella gestione di malati Covid vuol dire rinunciare a una serie di screening».
«Mirare l’obbligo solo a certe categorie di lavoratori»
Il presidente del Consiglio superiore di sanità si è poi espresso riguardo uno dei temi più dibattuti delle ultime ore: «L’obbligo vaccinale può essere considerato in forma esclusiva per alcune categorie professionali, in particolare chi assiste o è a contatto con il pubblico, ad esempio forze ordine, dipendenti della pubblica amministrazione e insegnanti». Dopo la notizia del primo Paese europeo ad aver introdotto l’obbligo di vaccino anti Covid per tutta la popolazione, la questione in Italia continua a dividere. A questo proposito Locatelli non crede che l’Austria possa essere un vero esempio: «Trovo che la scelta di estendere l’obbligo vaccinale a tutti sia un’opzione del tutto estrema», ha concluso.
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