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L’associazione Figli della Shoah: «Salvini intervenga per gli insulti a Liliana Segre»

21 Novembre 2021 - 10:53 Redazione
La presidente Daniela Tedeschi: «I nostri politici non conoscono la storia, i No vax banalizzano l'olocausto»

Il leader della Lega Matteo Salvini mandi un segnale chiaro contro l’antisemitismo. Dopo gli insulti di ieri a Liliana Segre da parte di Fabio Meroni, ex deputato leghista e oggi capogruppo del Carroccio a Lissone e consigliere provinciale di Monza, questa è la richiesta di Daniela Dana Tedeschi, che dal 2019 ricopre il ruolo di presidente dell’Associazione Figli della Shoah, di cui Segre è la presidente onoraria. Per non chiamare la senatrice a vita per nome e cognome, Meroni ha pensato di usare il suo numero identificativo di quando era chiusa nel campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau: «Mancava lei…75190», ha scritto su Facebook, per attaccarla sulle sue posizioni a favore dei vaccini contro il Coronavirus. «Esternazioni di questo tipo nascono dall’ignoranza, dalla non conoscenza e dalla non comprensione della storia del nostro Paese», ha detto la Dana Tedeschi a La Stampa. E ancora: «Non credo si tratti di un attacco antisemita: credo, piuttosto, che ci sia un problema serio di non conoscenza della storia che riguarda anche i nostri politici. Ed è su questo che dobbiamo interrogarci».

Per questo la presidente si augura che «dentro la Lega ci siano reazioni, è importante che si dia un segnale chiaro, vigile e continuo. Anche perché sono convinta che questa banalizzazione della Shoah e gli inaccettabili parallelismi continueranno a lungo. Penso che i No vax siano trasversali, non penso siano solo di destra o solo di sinistra». Quanto ai No Green pass che considerano l’obbligo di certificazione alla stregua della Shoah, Dana risponde: «Chiunque conosca le leggi razziste antisemite del 1938 sa che chi ne era colpito perdeva il lavoro, gli amici, la scuola, era emarginato dalla vita sociale. Oggi di certo i No vax non sono emarginati da nulla, tant’è che manifestano in piazza, né hanno i diritti fondamentali violati. Quindi, fanno questa comparazione perché non conoscono la storia. Credo però che le istituzioni debbano rispondere fermamente e bloccare la banalizzazione tra Green Pass e Shoah, che è inaccettabile».

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