Kkr, l’offerta per Tim, Vivendi e Gubitosi: qual è il piano del fondo Usa e cosa succede con il governo
Alla fine ieri il Consiglio di Amministrazione di Tim ha rivelato l’offerta pubblica di acquisto “amichevole” ricevuta da Kkr. Il fondo Usa è disposto a offrire 50,05 centesimi per azione a tutti i soci, valorizzando il gruppo 11 miliardi. Kohlberg, Kravis, Roberts & Co. ha vincolato l’offerta a una due diligence sui conti e al raggiungimento del 51% del capitale. E ha dato un mese di tempo per la risposta. L’offerta ha spiazzato i francesi di Vivendi e arriva proprio alla vigilia di un altro Cda, convocato per la resa dei conti con l’amministratore delegato Luigi Gubitosi. Il governo Draghi tace ma ha i poteri della Golden Power. E potrebbe usarli per l’infrastruttura di rete. Intanto proprio Tim in asta di preapertura in Borsa segna un rialzo del 15,4%. Il titolo venerdì aveva chiuso in crescita del 3,65% a 0,34 euro.
Lo spezzatino di Tim
I fari sono puntati su venerdì prossimo. È il giorno in cui era stato convocato il Cda per l’esame delle strategie. Non essendo in campo la passivity rule (ovvero la regola che limita il raggio d’azione del consiglio) perché l’offerta non è vincolante, in teoria Vivendi potrebbe andare avanti con i suoi progetti. Anche forzando l’avvicendamento al vertice della compagnia. Ma questo scenario appare improbabile. Il ceo di Vivendi Arnaud de Puyfontaine si era incontrato con Gubitosi qualche tempo fa a Parigi proprio per discutere delle strategie dell’azienda. Che oggi potrebbero cambiare radicalmente. La Stampa, che aveva anticipato nei giorni scorsi l’intenzione di Kkr di presentare un’offerta, dice che il fondo punta a un’operazione di leveraged buyout, ovvero a trovare i liquidi per l’acquisto della società in parte tramite l’indebitamento della stessa.
L’obiettivo degli americani è quello di separare la rete e la società di servizi, raddoppiando il valore del titolo in cinque anni e triplicando l’investimento di capitale. La scelta dell’Opa amichevole deriva dall’intenzione di non mettersi contro Vivendi. Anche se i francesi, scrive il quotidiano, sono convinti che sia stato Gubitosi a sollecitare l’operazione. A inizio novembre si parlò di un incontro a Londra tra il Ceo e alcuni emissari di Kkr e di un’interlocuzione avviata anche con altri due fondi: Cvc e lo svedese Eqt. Proprio ieri Vivendi ha smentito di aver avviato un’operazione di difesa dall’offerta di Kkr tramite un’alleanza con Cvc Capital Partners. Il quotidiano aggiunge che da parte di Gubitosi «ci sarebbe inoltre stata un’accelerazione negli ultimi giorni dopo essere stato messo all’angolo alla luce dei deludenti numeri di gestione e il nuovo Cda fissato per venerdì 26 novembre».
L’offerta di acquisto conviene?
Intanto gli azionisti ragionano sul prezzo di acquisto. Che è valorizzante rispetto ai minimi di Borsa toccati dal titolo (0,34 euro). Ma Vivendi ha pagato 1,08 ad azione il suo 23,75%, il secondo azionista Cassa Depositi e Prestiti ha sborsato 67 centesimi. E senza l’ok di questi due soci, spiega oggi Repubblica, non potrà esserci il ritiro dal listino e non si potranno approvare le operazioni straordinarie. Il quotidiano aggiunge che secondo fonti vicine al governo Kkr potrebbe essere però d’accordo con Vivendi sulla necessità di un cambio al vertice della società e si parla del mandato a un cacciatore di teste per la ricerca di un nuovo Ad. Circola il nome di Pietro Labriola, ad di Tim Brasil.
Fondamentale a questo punto sarà il ruolo del governo Draghi. Repubblica spiega anche perché è forte l’interesse dei fondi di investimento nei confronti di Tim: la società avrà un ruolo chiave nel completamento della rete in fibra ottica e fa parte della cordata favorita per la realizzazione del cloud della Pubblica Amministrazione. Il dossier è stato affidato dal premier ai Draghi boy’s cinquantenni: Daniele Franco, ministro dell’Economia, Dario Scannapieco, amministratore delegato della Cdp, controllata dal Mef e a sua volta azionista di Tim, Alessandro Rivera, direttore generale del Tesoro. L’esecutivo per ora non ha intenzione di mettersi sulle barricate ma sarà in modalità di vigilanza attiva.
Lo scenario dell’Opa
Cosa succede se il CdA di Telecom si siede al tavolo per valutare l’offerta? Lo scenario più probabile vede il lancio di un’offerta pubblica di acquisto (Opa) sul 100% del capitale, con l’obiettivo di superare almeno il 51%. Da qui si potrebbe andare verso la scissione, che però richiede il voto dei due terzi dell’assemblea. Per questo è importante conoscere le decisioni dei due azionisti più importanti. I soci Telecom si ritroverebbero con le azioni delle due società e la società si dividerebbe in due tronconi che avrebbero, secondo le valutazioni, valore superiore a quello dell’attuale Tim. Ma in questo scenario il governo rimarrebbe fermo senza intervenire né con la moral suasion né con la Golden Rule. La Stampa disegna un altro futuro possibile: quello in cui Cassa Depositi e Prestiti potrebbe riprendere quota in Tim in un secondo momento. Con l’obiettivo della rete unica.