Monitoraggio Gimbe, in 10 regioni contagi in aumento. Sale la pressione sugli ospedali: «Le restrizioni siano immediate e nazionali»
I casi di positivi al Coronavirus e di morti per Covid-19 sono in aumento. E cresce anche l’incidenza, che raggiunge quota 150 casi in diciotto province italiane. Questi i dati del monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe per la settimana 17-23 novembre. In salita anche i casi attualmente positivi (154.510 vs 123.396), il numero delle persone in isolamento domiciliare (149.353 vs 118.945), dei ricoveri con sintomi (4.597 vs 3.970) e delle terapie intensive (560 vs 481). Crescono anche i ricoveri: +15,8% in area medica e +16,4% in terapia intensiva. E ci sono ancora almeno 7 milioni di persone non vaccinate. Le prime dosi somministrate nell’ultima settimana sono state 127 mila.
Casi, ospedalizzazioni e incidenza nelle regioni e nelle province
Nel dettaglio, rispetto alla settimana precedente, la Fondazione registra queste variazioni:
- Decessi: 437 (+8,7%), di cui 25 riferiti a periodi precedenti
- Terapia intensiva: +79 (+16,4%)
- Ricoverati con sintomi: +627 (+15,8%)
- Isolamento domiciliare: +30.408 (+25,6%)
- Nuovi casi: 69.060 (+27%)
- Casi attualmente positivi: +31.114 (+25,2%).
Le 18 Province con oltre 150 casi Covid per 100 mila abitanti sono: Trieste (674), Gorizia (492), Bolzano (442), Forlì-Cesena (311), Padova (274), Rimini (249), Aosta (248), Ravenna (214), Treviso (213), Venezia (213), Vicenza (200), Pordenone (186), Udine (183), Fermo (172), Ascoli Piceno (166), Belluno (162), La Spezia (162) e Imperia (160). Per quanto riguarda i territori, invece, in tutte le regioni tranne la Basilicata Gimbe rileva un incremento percentuale dei nuovi casi, con variazioni che vanno dal 1,3% della Toscana al 124,3% della Valle D’Aosta. In 92 province si registra un’incidenza pari o superiore a 50 casi per 100.000 abitanti: in Abruzzo, Campania, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte e Veneto tutte le province superano questa soglia.
I vaccini
«Quando l’incidenza supera i 150 casi per 100 mila abitanti – ricorda il presidente di Gimbe Nino Cartabellotta – gli amministratori locali devono verificare tempestivamente l’esistenza di focolai e decidere eventuali restrizioni mirate per arginare la diffusione del contagio, come già fatto da Bolzano». Per quanto riguarda l’immunizzazione, Gimbe segnala che almeno la prima dose è stata somministrata al 79,2% della popolazione attuale (+34.657 rispetto alla settimana precedente) e il 76,7% degli italiani ha completato il ciclo vaccinale. Di terze dosi al 24 novembre sono state somministrate 4.673.047 dosi di cui 763.960 dosi aggiuntive e 3.909.087 di dosi booster, con una media mobile a 7 giorni che sfiora 170 mila somministrazioni al giorno.
«Per contenere la quarta ondata nel nostro Paese – conclude Cartabellotta – sul fronte vaccini è indiscutibile la necessità di raggiungere il maggior numero possibile di persone non ancora vaccinate, sia accelerare con la somministrazione delle terze dosi, in particolare negli over 60 e nei fragili. Senza entrare nel merito della “composizione” del pacchetto delle nuove misure, è bene tenere a mente le lezioni imparate in 20 mesi di pandemia. Innanzitutto, così come l’allentamento delle misure restrittive deve essere graduale, la loro re-introduzione deve essere tempestiva, per neutralizzare il vantaggio temporale, di almeno 15 giorni, di cui gode il virus. In secondo luogo, è opportuno che le misure entrino in vigore in tutte le Regioni perché le soglie di occupazione in area medica e in terapia intensiva per arrivare in zona arancione, o addirittura rossa, sono talmente elevate che rischiano di paralizzare l’assistenza ospedaliera per i malati non Covid e di aumentare la mortalità per quelli Covid».
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