Milano, le analisi sull’incendio a Torre del Moro: i pannelli sono stati forniti prima dell’omologazione
I pannelli che rivestivano la Torre dei Moro, il grattacielo di Milano che lo scorso 29 agosto ha preso fuoco, vennero forniti dall’azienda produttrice spagnola Alucoil alla Zambonini, che si occupava delle facciate per conto della Moro Costruzioni, ben «prima che venisse rilasciata l’omologazione da parte del ministero dell’Interno». Una circostanza assai strana su cui la procura vuole fare luce. Tra l’altro, «l’installazione» di questi pannelli, costituiti da materiali che avrebbero contribuito alla «propagazione» del rogo, è avvenuta «in maniera difforme» rispetto a quanto «previsto dal certificato di prova e dall’omologazione». A metterlo nero su bianco è una relazione dei vigili del fuoco di Milano che si trova agli atti dell’inchiesta. Un documento che è stato depositato al Riesame al quale alcune delle difese hanno fatto ricorso. Il reato ipotizzato è di disastro colposo; gli indagati sono legali rappresentanti e responsabili delle società che hanno realizzato l’edificio e che si sono occupati della produzione, lavorazione e posa dei pannelli, altamente infiammabili. Nell’incendio, nonostante le proporzioni non si sono registrate né vittime né feriti.
La relazione dei vigili del fuoco
Dall’analisi di tutti i documenti finora acquisiti risulterebbe «evidente che i primi tre ordini dei pannelli Larson Pe da parte della società Zambonini» fossero stati «inviati alla società Alucoil» e che da questa sarebbero stati «evasi» ben prima che «fosse stata rilasciata l’omologazione datata 3 maggio 2010 da parte della Direzione centrale per la prevenzione e la sicurezza tecnica del ministero dell’Interno». A questo si aggiunga che la quarta fornitura, risalente al momento successivo all’omologazione, «non è stata accompagnata dalla prevista dichiarazione di conformità». L’installazione dei pannelli sulle facciate, dunque, sarebbe «avvenuta in maniera difforme» da quanto previsto dal certificato di prova, ossia di «reazione al fuoco», rilasciato dall’Istituto Giordano il 3 agosto 2009. La Zambonini – precisano ancora i vigili del fuoco – «ha accettato le quattro forniture dei pannelli» nonostante ci fossero «carenze documentali». La Moro Costruzioni, intanto, «non ha controllato, in relazione alla fornitura e alla posa in opera dei pannelli», le «modalità realizzative sia durante l’esecuzione dei lavori che all’atto del collaudo». Non avrebbe verificato nemmeno le «carenze documentali». E non è finita qui: chi indaga sta valutando anche presunte irregolarità nell’ottenimento delle certificazioni di sicurezza sui pannelli. Si ipotizza che quel materiale sia stato utilizzato per le vele al solo scopo di risparmiare.
Cosa è stato scoperto finora
La Torre dei Moro era «caratterizzata da una forma geometrica con evidenti funzioni estetiche che, però, ha contribuito (fattore forma, comportamento materiali e ventilazione) allo sviluppo dell’incendio», precisano ancora i vigili del fuoco del Nucleo investigativo antincendi. Secondo la loro relazione, il materiale di cui erano costituiti i pannelli delle facciate avrebbe «contribuito allo sviluppo e alla propagazione dell’incendio». A creare il cosiddetto “effetto camino” sarebbe stata, invece, una intercapedine tra la facciata e la struttura dell’edificio. L’incendio, inoltre, ha avuto origine da «cause accidentali» con «ragionevole probabilità» e si è generato «verosimilmente da un mozzicone di sigaretta ancora acceso gettato dall’alto» e finito nel balcone di un appartamento che si trovava al quindicesimo piano, dove tra l’altro erano stati depositati alcuni sacchi di spazzatura. In un’altra relazione i vigili del fuoco hanno fatto notare guasti e malfunzionamenti dei sistemi antincendio tra cui la mancanza di acqua negli idranti: le pompe che sarebbero state «praticamente fuorigioco».
Foto in copertina di repertorio: ANSA/MATTEO CORNER
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