In Africa il piano Covax va a rilento, esplode la variante Omicron: «Senza vaccini ai Paesi poveri, il mondo non si salva dal Coronavirus»
«Non serve proibire i voli dal Sudafrica. La strategia più efficace, oltre che la più etica, è assicurarsi che tutti siano vaccinati». Con l’arrivo della nuova variante Covid, la cosiddetta Omicron, torna a far discutere il tema della scarsità di vaccini nei paesi in via di sviluppo. «Date le dosi all’Africa o il mondo non si salverà dal Covid», ha detto in un’intervista a la Repubblica il direttore di Amref Healt Africa Githinji Gitahi, dirigente dell’organizzazione impegnata anche in campo sanitario in africa. Gitahi, che è anche responsabile della nuova Commissione africana contro la pandemia, ha ricordato che nel continente ci sono 1,3 miliardi di persone: «L’Africa ha il 17% della popolazione mondiale, ma finora ha avuto accesso solo al 3% delle dosi di vaccino globali». Mentre il Nord del mondo procede con le campagne per inoculare le terze dosi, molti Paesi africani non hanno neppure iniziato le somministrazioni delle prime. «Nel mondo si somministrano più terze dosi che prime dosi», ha detto Githai. «Ovvero le nazioni ricche stanno erogando più richiami di quante prime dosi siano erogate dalle nazioni povere». Il tema sul tavolo resta quello della liberalizzazione dei brevetti, ma anche di una condivisione più efficace dei prodotti già sul mercato.
Il ruolo di Covax
Il programma Covax dell’Organizzazione mondiale della sanità, pur continuando a consegnare dosi nei Paesi non in grado di stipulare accordi commerciali con le case farmaceutiche, non ha centrato l’obiettivo di consentire a tutti di raggiungere gli obiettivi sanitari fissati dall’Oms. Secondo i dati di ottobre pubblicati dalla Bbc, in Africa solo 15 paesi su 54 hanno raggiunto la percentuale del 10% di popolazione vaccinata, e la metà degli Stati del continente ha vaccinato meno del 2% della popolazione. «Covax dovrebbe permettere che almeno il 70% degli africani si vaccinino entro giugno 2022», ha detto Githai. «Ma per questo non basta che una nazione o l’altra oggi donino 5 milioni di dosi come atto sporadico: il migliore meccanismo è che le nazioni ricche annullino i propri ordini per le loro nuove dosi». Il programma di sostegno sta pian piano migliorando, e anche le case farmaceutiche si sono dette pronte a dare una mano producendo di più per l’Africa. La prospettiva, però, è quella di riuscirci per la fine del 2022. E il rischio è che sarà troppo tardi.
Immagine di copertina: EPA/KIM LUDBROOK
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