Omicidio Meredith, Rudy Guede parla per la prima volta dopo la scarcerazione: «Amanda Knox sa la verità»
Rudy Guede ha finito di scontare la sua pena per la condanna di concorso nell’omicidio di Meredith Kercher: dopo 13 anni di carcere, il 34enne originario della Costa d’Avorio è tornato in libertà. E da uomo libero continua a professare la sua innocenza: «Il tribunale mi ha condannato per complicità nell’omicidio perché c’era lì il mio dna, ma i documenti dicono che vi erano altre persone e che non sono stato io a infliggere le ferite fatali». Per la prima volta da quando è uscito dal casa circondariale di Viterbo, Guede parla con un giornale. Alla testata inglese Sun, l’uomo esordisce così: «La prima cosa che voglio dire è rivolta alla famiglia di Meredith, ovvero quanto io sia dispiaciuto per la perdita che hanno dovuto subire. Ho scritto loro una lettera per spiegare quanto sia dispiaciuto, ma è troppo tardi per chiedere scusa di non aver fatto abbastanza per salvare Meredith. Il tribunale ha accertato il fatto che ho cercato di salvarla tamponando le ferite con degli asciugamani».
La presenza del sangue della giovane vittima inglese sulle sue mani, dice, è dovuta al fatto che «ho cercato di salvarla tamponando le ferite con degli asciugamani». Per l’omicidio di Meredith, ad oggi, non sono ancora stati individuati i diretti responsabili. «Io so la verità e anche Amanda Knox la conosce», aggiunge Guede. Il fratello di Meredith, Lyle Kercher, ha commentato la scarcerazione dell’unico condannato nel caso della sorella con una breve dichiarazione: «Sapevamo che questo giorno sarebbe venuto, ma il fatto che sia arrivato all’improvviso e senza che fossimo avvertiti ci ha colto alla sprovvista». Più duro il commento rilasciato qualche giorno fa da Raffaele Sollecito: «Guede è stato giudicato colpevole con una sentenza passata in giudicato. È stato condannato a 16 anni e non so quanto tempo sia rimasto in cella. Rispetto la legge. Resta il fatto che io mi sono fatto quattro anni di carcere gratis. E anche per colpa sua, perché non ha mai voluto dire la verità, ho rischiato di essere condannato a trent’anni. Vorrei capire perché ha mentito, perché mi ha tirato in mezzo».
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