La pensione integrata di garanzia per giovani e precari
Una pensione integrata di garanzia per giovani e precari. Da far maturare quando quella maturata è sotto un minimo considerato vitale. Da attivare permettendo al beneficiario di recuperare ai fini contributivi gli anni di studio, formazione, ricerca del lavoro e maternità. Questa è la proposta che la Cgil porterà al tavolo di Mario Draghi sulla revisione della Legge Fornero. Una proposta che vuole regolare il sistema del welfare in modo da accordarlo al lavoro che cambia. Con le carriere intermittenti, i part time involontari e gli stipendi bassi. E che potrebbe avere un effetto deflagrante quando si andrà in pensione soltanto con il sistema contributivo.
Il ritiro dal lavoro con il metodo contributivo
La pensione di garanzia è una proposta messa in campo per chi ha cominciato a lavorare dopo il 1996. La Repubblica spiega oggi che dal 2035 si potrà andare in pensione in quattro modi:
- una pensione anticipata a 66 anni con 20 di contributi ma con un assegno pari a 2,8 volte quello sociale, ovvero almeno 1.300 euro;
- una pensione di vecchiaia a 73 anni con almeno cinque anni di contributi;
- una pensione di vecchiaia a 69 anni (oggi è a 67) con 20 di contributi ma solo con un assegno pari a 1,5 volte quello sociale, ovvero almeno 700 euro;
- una pensione anticipata con 44-45 anni di contributi.
I vincoli di accesso, spiega il quotidiano, rischiano di tenere fuori molti che non hanno assegni abbastanza ricchi. E in più per i giovani non esiste integrazione al minimo. Per questo c’è la necessità di una pensione di garanzia per tutelare chi dovrà aspettare.
Le pensioni future
L’idea della Cgil, sviluppata grazie al contributo dell’economista Michele Reitano, è quella di integrare le pensioni future che non arrivano a una soglia data (per esempio a partire dal 60% del reddito medio). L’integrazione scatta al raggiungimento dei requisiti di legge (quello dell’età e dei contributi o soltanto quello dei contributi). Nella proposta della Cgil si darebbe una valorizzazione anche ai buchi per studio, formazione, politiche attive, maternità, congedi per cura e periodi di disoccupazione involontaria. «La pensione di garanzia non è un sussidio, non è un regalo, non deve andare a tutti, ma solo a chi ne ha bisogno», spiega al quotidiano Ezio Cigna, responsabile previdenza della Cgil. «Serve ora per incentivare chi lavora a stare in regola e per avere un domani dignitoso. Poi certo molte cose vanno ripensate, a partire dalle soglie di accesso del 2,8 e 1,5».
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