Marine Le Pen vuole cacciare tutti gli stranieri dalla Francia: «Anche gli italiani»
Tolleranza zero con gli stranieri, italiani compresi. È la summa del Le Pen pensiero: la leader del Rassemblement National che sta rimontando nei sondaggi francesi nella corsa per l’Eliseo ha fatto sapere che, se sarà eletta presidente, chi non è francese non avrà gli stessi diritti, in campo sociale, di chi invece lo è. Il piano di Marine è chiaro: niente assegni familiari, se i genitori dei figli sono entrambi stranieri. Se sei in Francia da un anno e ancora non hai trovato un lavoro, sarai cacciato. Una serie di proposte che strizzano l’occhio al “concorrente sleale” Eric Zemmour – giornalista di estrema destra in aspettativa da Le Figaro, anche lui in corsa per le presidenziali. Si pensava avrebbe potuto penalizzarla nel gradimento e, invece, pare la stia favorendo. E se Zemmour punta tutto sulle politiche anti-immigrazione, Le Pen si accoda. Presentando, nella giornata di ieri 2 dicembre, la legge «cittadinanza-identità-immigrazione», che in caso di elezione, proporrà subito dopo, e sottoporrà a un referendum popolare.
La proposta di legge
Niente prestazioni sociali per le famiglie né assegni familiari per «le coppie, nelle quali almeno una persona sia francese» è la prima delle misure previste nella legge e riportate da La Stampa. Quello che in Francia prende il nome di Rsa, ed è l’equivalente del reddito di cittadinanza, verrà concesso solo agli stranieri che dimostrino di avere effettuato cinque anni pieni di lavoro in Francia. «Espelleremo quelli che non lavorano da almeno un anno e non possano dimostrare di avere le risorse per sopravvivere», ha detto, riferendosi agli stranieri regolari (e che all’occasione hanno un contratto e versano contributi). Con questa manovra, il Paese risparmierà più di 16 miliardi l’anno. Al quotidiano piemontese specifica che queste regole «si applicheranno anche agli italiani e agli altri europei. E non ci saranno problemi con l’Ue, perché il referendum prevede una riforma costituzionale e l’integrazione di una parte delle misure alla nostra Costituzione che ha il primato sulle norme di Bruxelles».