Jona Mullaraj: la leghista no Green pass accusata di traffico di stupefacenti
Jona Mullaraj ha 36 anni ed è di origini albanesi ma vive a Saronno. È una militante della Lega e sul suo profilo Facebook, come racconta chi lo ha visitato prima che sparisse, si notavano tanti cavalli di battaglia del Carroccio. Dagli slogan “Prima gli italiani” alle classiche foto con il segretario Matteo Salvini. Ieri è stata arrestata dai carabinieri a Desio, nella provincia Monza-Brianza. Le hanno sequestrato anche 450 chili di hashish. Perché, secondo l’accusa, la donna, che ufficialmente lavorava nel campo dell’edilizia, era invece a capo di un traffico di stupefacenti.
«Militante? No, sostenitrice»
La storia comincia in un garage di un condominio a Cesano Maderno. Dove, secondo le intercettazioni, era custodito il famoso carico da 450 chilogrammi. Che viene a quanto pare scassinato per rubare tutto da qualcuno che sapeva cosa ci fosse dentro. E proprio dal furto cominciano le indagini che portano a un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di cinque persone emessa dal giudice per le indagini preliminari di Monza Angela Colella. A entrare nel garage, secondo l’accusa, è un suo complice che cerca di ingannarla simulando il furto, avvalendosi dell’aiuto di un 43enne di Limbiate. L’effrazione la scopre il portiere dello stabile che chiama i carabinieri. E questi si accorgono del forte odore di hashish. Da lì scatta il controllo a casa dell’uomo dove i carabinieri trovano 80 chili di sostanze.
A quel punto scatta il sequestro e le indagini portano alla luce un commercio di hashish al dettaglio gestito da uno spacciatore di Senago nel milanese. Mullaraj è proprietaria del garage e passa a ritirare le chiavi anche se il contratto è intestato a un prestanome. E per questo gli elementi a suo carico, secondo gli inquirenti, sono «inequivocabili». E adesso, fa sapere il Fatto Quotidiano, nel partito è scattata la corsa a salutarla: «Era una sostenitrice, e non una militante», dice al quotidiano l’ex sindaco leghista di Saronno Alessandro Fagioli. «C’è stato un periodo in cui partecipava in modo molto assiduo alle attività politiche», aggiunge un attivista storico. «C’è da dire che l’abbiamo mandata via in tempi non sospetti», chiude. Da due anni, sostengono. Ma il Fatto nota anche che c’è una foto che la ritrae davanti a un banchetto di raccolta firme per il referendum sulla giustizia. Ma lei aveva anche altre passioni: era scesa in piazza con i No Green pass e i No vax a Milano. E aveva anche denunciato la repressione della polizia.
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