La No vax pentita dopo la malattia: «Sotto il casco per l’ossigeno ho capito l’errore»
Rosanna Fusco è un’impiegata milanese di 48 anni con un marito e un figlio. È una dei 700 mila lombardi che non ha voluto ricevere il vaccino contro il Coronavirus. Nel frattempo però si è ammalata ed è stata ricoverata in ospedale. «Ma a marzo, quando saranno trascorsi sei mesi dalla guarigione, lo farò: prendere il Covid, trascorrere dieci giorni con il casco per l’ossigeno e temere per la mia vita, mi hanno fatto cambiare idea», dice oggi all’edizione milanese di Repubblica. Del vaccino lei in realtà ha «ancora paura: sono sempre stata una persona molto ansiosa, soprattutto per quanto riguarda le questioni di salute. E fare questo vaccino, sviluppato in così poco tempo, mi ha lasciato perplessa sin dall’inizio. Tutto quello che poi è successo con le somministrazioni di AstraZeneca la scorsa primavera, e la possibilità di avere una reazione avversa, certo non ha contribuito a rassicurarmi. Ero spaventata, e lo sono ancora oggi. Però trascorrere dieci giorni in una stanza da sola, al Niguarda nel reparto di Malattie infettive, mi ha fatto cambiare idea».
Rosanna Fusco non aveva patologie pregresse, ma quando è stata ricoverata le hanno diagnosticato una polmonite da Covid-19 e i polmoni compromessi al 30%: «La prima a infettarsi è stata la mia bambina, poi è toccato a me e mio marito. Io, dopo giorni di febbre a 39.5 che non scendeva nemmeno con il paracetamolo, ho iniziato a sentire le dita delle mani intorpidite. È stato un campanello d’allarme: ho chiamato il 118, mi hanno portato al pronto soccorso del Niguarda». E adesso sul vaccino consiglia «di farlo: il Covid è una malattia insidiosa, puoi rimanere asintomatico o avere pochi sintomi. O puoi ritrovarti, in poche ore, in grave pericolo, come è successo a me. Se il vaccino può evitare tutto questo, è giusto farlo: appena possibile lo farò».
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