«Dopo la terza dose, la quarta e la quinta: un vaccino ogni sei mesi per battere il Coronavirus»
Robert Redfield è un virologo e fino a pochi mesi fa era a capo dei Centers for Disease Control degli Stati Uniti. Oggi è consulente anti Covid-19 per il governatore del Maryland e in un’intervista a la Repubblica traccia i dettagli del prossimo futuro con il Coronavirus: «Per battere un virus occorre affidarsi anche all’istinto, essere creativi, giocare d’anticipo. Fauci preferisce ricevere più statistiche e informazioni. Ma qui non possiamo perdere tempo. Bisogna incoraggiare il terzo vaccino. Mi piacerebbe lo avessero detto in modo più chiaro». Per Redfield «occorre allargare i parametri di conoscenza attorno al virus. I vaccini servono moltissimo, ma nel tempo perdono efficacia. La guerra contro un virus continuerà a lungo. Dopo Omicron avremo un’altra variante, più agile. In Delta, la proteina dello spike aveva 3 mutazioni rispetto alla variante originale. Omicron ne ha 30! Dobbiamo abituarci a convivere con il virus. È possibile».
Come? «Il vaccino è più o meno efficace a seconda della forza immunitaria del soggetto. La mia proposta è di lavorare sugli aspetti immunitari diversi fra noi. Rendere obbligatorio con scadenze a tre o sei mesi un test per verifiche sugli anticorpi. In questo modo sapremo se hai bisogno di un vaccino ogni tre o sei mesi. Calcolo il livello minimo di resistenza fra i 300-500 anticorpi, senza altre patologie. A quota 1000 anticorpi si è molto più sicuri. Che i suoi lettori facciano subito un test anticorpi per capire su che livello sono e se devono fare subito un booster che può riportare fino a circa 2.500 e oltre. Attenzione, Omicron non è più pericolosa, è solo più rapida, ha maggiori capacità di contagio, può spaventare. Evitiamo il caos, puntiamo alla convivenza controllata col virus. L’obiettivo è la normalità, non si può tornare indietro. E possiamo farcela».
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