I pentiti del vaccino: «Sono qui perché costretto, almeno ora non dovrò più nascondermi»
Si possono incontrare fuori degli hub vaccinali come quello di Acea a piazzale dei Partigiani. Sono i pentiti del vaccino, ovvero coloro che hanno atteso finora prima di ricevere l’immunizzazione contro il Coronavirus. Sono lavoratori, studenti e genitori. E hanno deciso di piegarsi dopo il Super Green pass e la stretta sulla Certificazione Verde Covid-19 necessaria per i trasporti pubblici. I loro racconti sono raccolti oggi dal Mattino. Uno di questi è Gianluca, che lavora nel campo della ristorazione: «Ho avuto il Covid lo scorso gennaio in forma molto aggressiva, non sono finito in ospedale perché non c’era posto», racconta il 46enne che nel frattempo ha vissuto il lutto della morte del padre proprio per Covid-19. «Ancora oggi, più del virus mi spaventa il vaccino – sostiene però – ecco perché fino a quando ho potuto ho rimandato la vaccinazione. Ora, a causa di queste regole non ho avuto alternative. Il mio pass, rilasciato perché contagiato, era ormai scaduto».
Poi c’è Sandra, che fino a ieri è andata avanti a tamponi: «Mi sono dovuta nascondere dai colleghi, dagli amici. Ho detto che ero vaccinata, invece nell’ultimo mese sono andata a lavoro con il tampone rapido. Ho mentito perché non volevo affrontare discussioni né essere attaccata. In questo momento, sento di essere stata privata della mia libertà ma almeno ora non dovrò più nascondermi e posso tornare a una vita normale. Anche in ufficio con i colleghi, non mi sentirò più in difficoltà». E tra i nuovi immunizzati ci sono anche molti studenti: «Non è pensabile che per prendere un bus, devo pagare un tampone», spiega Camilla, liceale18enne. «Ho contratto il Covid in forma molto lieve. Neanche la febbre ho avuto ecco perché non volevo fare il vaccino. Ma ormai, anche in classe eravamo rimasti in due a non essere immunizzati e mi sono decisa».
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