Patrick Zaki libero dopo 668 giorni: «Ora voglio tornare in Italia. Il mio posto è a Bologna» – Il video
«Ora sto bene e sono davvero felice di essere a casa con la mia famiglia e la mia fidanzata: sto realizzando adesso quello che è successo». Così Patrick Zaki in un’intervista a Repubblica subito dopo la sua scarcerazione dopo 668 giorni di detenzione preventiva in Egitto. Zaki, dalla casa della sua famiglia a Mansura, ha poi voluto ringraziare «gli italiani, Bologna, l’Università, i suoi colleghi e chiunque lo ha sostenuto» durante i 22 mesi di detenzione. Il giovane non sa ancora quando e se potrà tornare in Italia, anche se spera di poterlo fare presto: «Sto aspettando, vedrò nei prossimi giorni cosa succede: voglio essere in Italia il prima possibile, appena potrò andrò direttamente a Bologna, la mia città, la mia gente, la mia Università». A spegnere, in parte, l’entusiasmo ci ha pensato la sua legale, Hoda Nasrallah: «Non possiamo conoscere se c’è un’interdizione a partire se prima non decide di viaggiare. Lo sapremo in aeroporto», ha detto l’avvocata all’Ansa. Sul rilascio Nasrallah si è detta «felice perché ora (il suo assistito, ndr) cammina libero» grazie a una decisione che è «un buon passo in avanti per i diritti umani» in Egitto. Zaki, infatti, è stato scarcerato, ma non assolto. Restano ancora in piedi le accuse a suo carico, ovvero la minaccia alla sicurezza nazionale, l’incitamento a una manifestazione illegale, la sovversione, la diffusione di notizie false e la propaganda per il terrorismo. La prossima udienza è fissata per il 1° febbraio.
La scarcerazione di Patrick Zaki dopo 22 mesi di detenzione
Subito dopo la scarcerazione lo studente dell’Università di Bologna è corso a riabbracciare la madre, la sorella e la fidanzata che lo attendevano sotto la pioggia, in una via all’esterno del commissariato di Mansura, in Egitto. Zaki, provato ma in buone condizioni fisiche, ha subito rassicurato tutti con le sue parole, in italiano: «Sto bene, sto bene» e poi, preso dalla gioia del momento, ha detto: «Forza Bologna!». Il giovane è uscito dal commissariato di Mansura, dove era stato condotto oggi proprio per completare tutte le procedure utili per il suo rilascio, così come richiesto dal giudice. «Al momento mi sento ancora un po’ confuso. Quando ero in carcere, non mi avevano annunciato che sarei stato rilasciato. All’improvviso mi hanno portato in commissariato e hanno iniziato a prendermi le impronte. Non capivo cosa stesse succedendo, non c’erano segnali che mi stessero per scarcerare. Ma ora sono felice», ha detto al Corriere. Intanto il ministro degli Esteri italiano, Luigi Di Maio, dopo la scarcerazione di Zaki ha scritto sui propri social: «Un abbraccio che vale più di tante parole. Bentornato Patrick Zaki!».
Amnesty: «Aspettavamo di vedere quell’abbraccio da 22 mesi»
Ma ora è tempo di festeggiare la scarcerazione. E Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, dopo il rilascio dello studente ha dichiarato: «Aspettavamo di vedere quell’abbraccio da 22 mesi e quell’abbraccio arriva dall’Italia, da tutte le persone, tutti i gruppi e gli enti locali, l’università, i parlamentari che hanno fatto sì che quell’abbraccio arrivasse». E il portavoce di Amnesty Italia ha chiosato: «Un abbraccio soprattutto ai mezzi di informazione che hanno tenuto alta l’attenzione per questi 22 mesi: ora che abbiamo visto quell’abbraccio aspettiamo che questa libertà non sia provvisoria ma sia permanente e con questo auspicio arriveremo al primo febbraio, udienza prossima».
Video in copertina: ANSA
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