Scuola, sempre più sindaci chiudono le aule per fermare i contagi. In molti comuni di Calabria e Sicilia Dad «fino a data da destinarsi»
Sempre più scuole in Italia chiudono i battenti a causa di focolai da Covid-19. Tra studenti, insegnanti e famiglie, il virus corre veloce facendo allarmare Asl e sindaci alle prese con misure restrittive non sempre efficaci. E così arriva dalla Calabria la decisione del sindaco di Rombiolo Domenico Petrolo di rimandare tutti gli studenti a casa dopo la rilevazione di 30 contagi da Covid tra famiglie e ragazzi. La chiusura decisa dal sindaco del comune calabro ha riguardato tutti gli istituti di ordine e grado, in attesa di un’attività di tracciamento prevista per sabato prossimo e organizzata dall’Azienda provinciale di Vibo Valentia. Lo stesso scenario si è verificato a Petralia Soprana, in Sicilia, dove il sindaco Pietro Macaluso ha disposto con un’ordinanza la chiusura fino a data da destinarsi di tutte le scuole di ordine e grado. La causa anche qui è l’aumento vorticoso di contagi tra ragazzi e operatori scolastici. «Purtroppo da un giorno all’altro, da pochi casi in tutto il territorio la situazione si è ribaltata a causa dell’ingresso del virus nelle scuole che ha determinato una forte preoccupazione», ha detto Macaluso, che per lo stesso motivo ha ordinato anche la chiusura di oratorio e catechismo.
Arriva sempre dalla Sicilia la notizia di un altro paese con scuole chiuse a seguito di un focolaio da Covid.19: a Roccamena, in provincia di Palermo, il sindaco Pippo Palmeri ha deciso di chiudere tutti gli istituti per tentare di arginare la corsa del virus tra bambini e insegnanti. I contagiati nel cluster scolastico di Roccamena sono risultati in tutto 23, 15 ragazzi e 8 tra docenti e genitori degli studenti. Qui Palmeri ha deciso di mantenere l’ordinanza fino al 13 dicembre in attesa dello screening di massa. «Fino a pochi giorni fa non era stato registrato nessun caso di positività», ha spiegato il sindaco, «è in corso la sanificazione delle scuole. Alla luce del risultato dello screening valuterà se mantenere ancora tutto chiuso. La scuola è il luogo dove le persone si incontrano e il contagio può veicolare più facilmente».
Perché mettere in protezione i bambini
In piena quarta ondata e alla luce della possibile minaccia Omicron, i dati che ci arrivano dalle ricerche scientifiche sono notevoli anche per quanto riguarda la diffusione del virus nei più piccoli. Il tema del contagio nell’età pediatrica è stato più volte evidenziato anche dagli ultimi monitoraggi dell’Istituto superiore di sanità: «Crescono i casi di Covid tra i bambini: nella fascia 0-9 anni l’incidenza è pari a 180 per 100mila abitanti rispetto a 130 per 100mila abitanti della scorsa settimana. Mentre nella fascia 10-19 anni l’incidenza è pari a 160 casi ogni 100mila abitanti contro i 125 casi ogni 100mila abitanti della settimana precedente».
Proprio per questi elementi la scuola diventa uno dei principali nodi da dover sciogliere il più in fretta possibile sul fronte dei contagi. Il ritorno alla Dad, ormai spauracchio di studenti, insegnanti e famiglie, appare dopo due anni di pandemia l’unica strada sicura per difendersi dal virus a scuola. A questo proposito l’appello era arrivato pochi giorni fa dagli stessi presidi: «Sul totale delle classi da remoto, il 60%-70% è alle elementari. L’invito che facciamo è di vaccinare i ragazzi dai 12 anni in su e, dopo l’atteso ok delle autorità scientifiche per le dosi ai più piccoli, anche i bambini dai 5 agli 11 anni», ha detto Mario Rusconi, a capo dell’Associazione nazionale presidi di Roma. «Con la vaccinazione di un buon numero di studenti alle superiori», ha continuato Rusconi, «le classi in Dad in questa fascia di età sono poche».
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