«Lavorerò in nero o porterò un certificato»: così prof e poliziotti vogliono aggirare l’obbligo vaccinale
Per professori e poliziotti l’obbligo vaccinale scatta a partire dal 15 dicembre. Altrimenti c’è la sospensione dal lavoro e dallo stipendio. Ma alcuni di loro, racconta oggi Repubblica, non hanno intenzione di “arrendersi”. E sono pronti a utilizzare ogni stratagemma per evitare di sottostare all’inoculazione. «Cercherò di temporeggiare – spiega al quotidiano Ada Mancinoni, docente di Matematica in una scuola media di Lanciano — questo vaccino non mi dà garanzie di sicurezza ed efficacia, sono pronta a rimanere senza stipendio, almeno per un po’. Ma confido nel ricorso presentato dal sindacato Anief». C’è una strategia ben precisa per temporeggiare in attesa di tempi migliori. Che prevede di pretendere dal preside una raccomandata per la regolarizzazione, ritirarla dopo un mese e rispondere dopo cinque giorni. Per attenderne altri venti prima di presentare la prenotazione del vaccino. E altri tre per comunicare di averlo fatto.
Attualmente tra professori e personale non docente i non vaccinati nella scuola sono 60-70 mila, ovvero il 6% del totale. E tra loro c’è anche chi è pronto ad «andare a pulire le scale» piuttosto che vaccinarsi. Secondo i presidi il problema scoppierà dopo le vacanze di Natale. Ma intanto già arrivano richieste di sospensive dall’insegnamento per fare un altro lavoro e di collocazione in Dad. «Provano a buttare la palla avanti», dice Daniele Cottafavi, preside del liceo Canossa di Reggio Emilia. I poliziotti hanno le stesse intenzioni: «Farò il muratore o il manovale in nero. Da uomo di legge passerò dall’altra parte della barricata. Devo riempire il piatto dei miei figli», dice un agente. Un’altra ha paura degli effetti collaterali, anche a causa di una patologia legata alla circolazione sanguigna: «Sola e con tre figli e se mi dovesse venire una trombosi per il vaccino? Non lascio tre orfani, andrò a fare la domestica». E infine c’è chi rischia il divorzio: «Mia moglie mi minaccia ma non rinuncio alla mia libertà». In 300 si sono già rivolti agli avvocati. Sostengono che la sospensione dal servizio sia «incostituzionale».
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