Coronavirus, 250 mila bambini contagiati e a rischio Long Covid. I pediatri: «Vaccinarli subito» – Il video
Non ci sono solo rischi che i bambini possano contrarre forme gravi di Covid 19, ma secondo il presidente del Consiglio Superiore di Sanità, Franco Locatelli, il pericolo per gli under 12 è di soffrire dei sintomi del Long Covid una volta contagiatisi. Locatelli ha parlato di evidenze emerse in diversi studi raccolti dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc), secondo cui per esempio ogni 10.000 casi sintomatici pediatrici ci sono 65 ospedalizzazioni, 6 ricoveri in intensiva e 1 decesso. In età pediatrica, inoltre, il Covid si può manifestare con sindrome infiammatoria multisistemica: Il 45% dei casi sono diagnosticati tra 5 e 11 anni, e il 70% può richiedere terapia intensiva. «Dobbiamo salutare con gioia il fatto che le famiglie italiane possano usufruire dell’opportunità di vaccinare i più piccoli», ha detto il medico. Le somministrazioni del farmaco, inoltre, hanno vantaggi pratici oltre che sanitari: «Rendono possibile garantire la frequenza scolastica, la didattica in presenza e le altre attività ludico-ricreative molto importanti per un adeguato sviluppo psichico».
I pediatri: «250 mila bambini contagiati»
A confermare l’utilità del vaccino per i più piccoli anche la Società Italiana di Pediatria (Sip). «Accogliamo con entusiasmo l’opportunità di vaccinare i bambini per fattori sanitari, psicologici e sociali», ha detto la presidente Annamaria Staiano, «va sottolineato che innanzitutto abbiamo visto un aumento significativo dell’incidenza, arrivata nelle ultime settimane a 250 casi su 100mila persone, con un aumento significativo rispetto a altre fasce d’età, inclusa la over 12 in cui la maggior parte dei ragazzi è stata vaccinata». Sip riporta il dato di 250mila bambini contagiati da Covid-19 in Italia: 1.450 i ricoveri legati al virus, 36 in intensiva e 10 decessi. «Con la pandemia abbiamo visto anche un aumento significativo di disturbi psichiatrici, da ansia e depressione fino a casi di autolesionismo o atteggiamento ossessivo compulsivo, fino all’aumento di suicidio o tentato suicidio», ha continuato Staiano, parlando di «un enorme disagio sociale che va prevenuto, insieme ai fattori strettamente medici».
«Proteggiamoli dai sintomi del Long Covid»
Così come spiegato da Locatelli anche i pediatri italiani mettono in guardia le famiglie dagli effetti del Long Covid sui più piccoli. Si tratta di sintomi che possono manifestarsi dopo mesi dalla guarigione dall’infezione e che possono essere combattuti già in gravidanza e in età pediatrica. A spiegarlo meglio sono i medici del Policlinico Gemelli in uno studio pubblicato lo scorso aprile su Acata Paediatrica e che, in questa fase di campagna vaccinale, aiuta ancora meglio a comprendere i possibili rischi che un contagio può provocare ai soggetti più piccoli. Nella ricerca del “Gemelli” sono stati coinvolti 129 ragazzi e bambini con un’età media di 11 anni e positivi a Covid-19 tra il marzo e il novembre del 2020.
«Se il 41,8% dei positivi si è ripreso completamente dal virus», spiegano gli scienziati dell’ospedale italiano, «il 35,7% mostrava persistenza di uno-due sintomi e il 22,5% di 3 o più sintomi». Tra le conseguenze più frequenti, l’insonnia (18,6%), la persistenza di sintomi respiratori (compresi dolore e senso di costrizione toracica) nel 14,7%, la congestione nasale (12,4%), la fatica (10,8%), dolori muscolari (10,1%) e alle articolazioni (6,9%) e difficoltà di concentrazione (10,1%). «Oltre metà dei bambini studiati in questa survey presentava almeno un sintomo di long Covid a distanza di due mesi dall’infezione, come accade negli adulti», spiega ancora il team di ricercatori, «e tra i colpiti non mancava chi era asintomatico al momento dell’infezione».
I dati confermano un problema reale con cui centinaia di famiglie si sono ritrovate a combattere nell’ultimo anno. «Questo studio accende i riflettori su una popolazione discretamente sottovalutata durante la pandemia e che dovrebbe indurre a una profonda riflessione, anche in merito alla decisione di vaccinare i bambini piccoli e piccolissimi», commenta anche il professor Piero Valentini, responsabile UOSD Malattie infettive pediatriche del Policlinico “Gemelli” e ricercatore di Pediatria all’Università Cattolica, campus di Roma. «La prova che il Long Covid possa avere un impatto a lungo termine anche sulla salute dei bambini, compresi quelli che hanno avuto infezioni pauci o asintomatiche, deve rappresentare una call to action per tutti i pediatri, gli esperti di salute mentale e i decisori politici perché pongano in essere tutte le misure volte a ridurre l’impatto della pandemia sulla salute dei bambini. L’unico modo per proteggere i più piccoli da Covid-19 è dunque la vaccinazione, sia quella in gravidanza, che quella in età pediatrica».
Gli hub vaccinali pediatrici
Nel frattempo le regioni organizzano il piano di vaccinazione pediatrica con hub pensati esclusivamente per accogliere i più piccoli. «Abbiamo allestito centri vaccinali appositamente per l’età pediatrica, le dosi stanno cominciando ad arrivare e tutto procede secondo il cronoprogramma», ha dichiarato l’assessore alla Salute della Regione Lazio Alessio D’Amato. «Abbiamo deciso di partire subito senza perdere tempo e oggi il reclutamento è stato è stato curato dai pediatri considerando i bambini più fragili». Le prime somministrazioni nel Lazio partiranno nel pomeriggio di oggi, 15 dicembre, all’Istituto “Spallanzani” di Roma «e negli altri hub del territorio». L’organizzazione prevederà anche la presenza di clown, percorsi di gioco e animazione che accoglierà i bambini. Intanto in Abruzzo si contato le prime 71 mila prenotazioni per la fascia dai 5 agli 11 anni, la Sardegna ha appena ricevuto una fornitura di 36 mila dosi da destinare alla campagna vaccinale pediatrica.
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