Fondazione Open, nuovo attacco di Conte a Renzi: «Cerca privilegi davanti alla magistratura. In Aula nessuna astensione»
«Voglio essere chiaro: il Movimento 5 Stelle in Aula voterà contro chi vuole mettere i bastoni tra le ruote all’operato della magistratura sui casi Matteo Renzi e Cesaro». Non usa mezzi termini l’ex premier Giuseppe Conte, all’indomani del voto della Giunta per le immunità del Senato relativo al caso della Fondazione Open e di Matteo Renzi. Ieri il M5s si è astenuto. In un post su Facebook Conte parla di «questione morale» e dice: «Non esistono astensioni» perché «per noi l’etica pubblica non è una merce negoziabile e riteniamo doveroso che i rappresentanti delle Istituzioni – al pari dei cittadini e, anzi, ancor più dei cittadini – chiariscano le proprie posizioni dinanzi alla magistratura e si assumano le conseguenti responsabilità». E il leader pentastellato prosegue: «È un nostro imperativo morale, un principio cardine della nostra azione politica quotidiana e sgombero quindi il campo da ogni dubbio: su questi temi siamo stati, siamo e saremo sempre irreprensibili». «Siamo quelli dello Spazzacorrotti, dei correttivi a una riforma della Giustizia che rischiava di aprire a larghe sacche di impunità; siamo quelli che hanno allontanato dal Governo rappresentanti politici che avrebbero potuto offuscare parole come legalità, trasparenza, etica pubblica. Insomma, gli atti, i fatti e le nostre scelte parlano per noi. E continueranno a parlare».
Il voto della Giunta in Senato
Ieri la Giunta per le immunità del Senato ha dato via libera – con i voti favorevoli di tutto il centrodestra e di Italia Viva – alla relazione della senatrice di Forza Italia Fiammetta Modena che ha sollevato un conflitto di attribuzione davanti alla Corte Costituzionale contro i magistrati di Firenze. Una richiesta di tutela delle «prerogative costituzionali» che era stata avanzata a inizio ottobre dal leader di Italia Viva alla presidente Maria Elisabetta Alberti Casellati, e in cui Renzi sosteneva che i magistrati della Procura di Firenze, che indagano sul leader di Italia Viva per concorso in finanziamento illecito ai partiti, avessero violato «le guarentigie costituzionali del parlamentare», a causa della deposizione delle conversazioni private in cui era presente anche il leader di Italia Viva.
Foto in copertina: ANSA/CLAUDIO PERI
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