La corsa sui vaccini da sola non può bastare, pressing degli esperti per nuove misure: così si eviterà di chiudere dopo Natale
L’ipotesi di tornare a chiudere il Paese per fermare la ripresa dei contagi non è la soluzione spinta dagli esperti di sanità pubblica, semmai è una delle tante, ma finita in coda alla lista. La strategia di puntare sui vaccini anti Covid allentando gradualmente le restrizioni da un anno a questa parte si è rivelata efficace, almeno a guardare le occupazioni degli ospedali, soprattutto per quanto riguarda le terapie intensive, oggi lontane dalla saturazione di 12 mesi fa. Ma come avvertono diversi esperti, la copertura vaccinale non può bastare se poi i comportamenti tornano ad assomigliare a quelli prepandemia. Certo il lockdown è uno scenario lontanissimo. Lo è anche per Walter Ricciardi, tra i più rigoristi nei periodi critici della pandemia. Ma è lo stesso consulente del ministro della Salute a invocare la necessità di contromisure forti, che non siano esclusivamente l’affidarsi al vaccino, per contrastare la nuova ripresa dei contagi. Soprattutto con l’insorgere della variante Omicron, oggi ancora intorno all’1 per cento di diffusione in Italia, ma in continua crescita: «Con questa variante la progressione dei casi è impressionante – dice Ricciardi citato da Repubblica – anzi raccapricciante».
Per questo la linea che il governo sta seguendo è quella che di fatto ha portato alle frizioni tra Roma e Bruxelles, dopo che è tornato l’obbligo di tampone per tutti gli ingressi da oltre confine. E però è proprio l’Ecdc, l’agenzia europea per la vigilanza sulle malattie, a mettere in guardia sull’insufficienza dei vaccini per contrastare la diffusione del virus, senza che questi non siano accompagnati dai giusti comportamenti igienici, che ognuno di noi deve mettere in pratica e sociali, che i governo possono attuare: «Come l’uso appropriato delle mascherine – dice la direttrice dell’Ecdc, Andrea Ammon – telelavoro, prevenire l’affollamento sui mezzi pubblici e negli spazi pubblici, rimanere a casa in caso di malattia, mantenere misure di igiene delle mani e delle vie respiratorie e garantire un’adeguata ventilazione negli spazi chiusi». Il discorso dell’Ecdc guarda al Natale per puntare al dopo, quando potrebbe essere più alto il rischio di nuove chiusure senza interventi adeguati: «Non ci sarà il tempo per colmare i gap vaccinali ancora esistenti – spiega Ammon – È urgente intraprendere azioni forti per ridurre la trasmissione e alleviare il pesante carico sui sistemi sanitari e proteggere i più vulnerabili nei prossimi mesi».
Da qui la decisione del governo di prolungare lo stato d’emergenza, la stretta sugli arrivi dall’estero e la spinta sulla terza dose, che permetterà di superare indenni l’inverno. E poi la prospettiva di una quarta dose, che a più riprese riemerge come ipotesi ormai non lontanissima tra gli esperti del Cts, senza escludere che si possa stabilmente fare ricorso a un richiamo ogni anno. Nel frattempo però, per evitare che gli ospedali tornino a intasarsi, restano da convincere gli ultimi dubbiosi del vaccino. A partire dai più esposti alla malattia grave, come quei 200mila over 80 che ancora non si sono vaccinati, spiega Donato Greco del Cts, per non parlare dei più cocciuti 2,5 milioni di over 50 che di prenotare la prima dose ancora oggi non ne vogliono sapere.
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