Bassetti in pressing sull’Aifa: «Pillole anti Covid a gennaio? Servono subito»
Dopo il via libera con delega alle singole «autorità nazionali che potrebbero decidere preventivamente su un possibile uso del medicinale» del Paxlovid, la pillola anti-Covid prodotta da Pfizer, si fanno sempre più insistenti gli appelli all’Agenzia di farmacovigilanza italiana per rendere disponibile per la cura emergenziale dei pazienti contagiati dal virus. Ultimo, in ordine di tempo, a sollecitare l’Aifa è stato l’infettivologo Matteo Bassetti, professore ordinario di Malattie Infettive dell’Università degli Studi di Genova e direttore della clinica di Malattie Infettive dell’ospedale San Martino di Genova. Bassetti, nel corso del punto stampa sull’andamento epidemiologico in Liguria, regione che da lunedì 20 dicembre entrerà in zona gialla assieme a Veneto, Marche e provincia autonoma di Trento, tenendo in considerazione la delicata fase che vede i contagi in forte crescita anche in Italia, ha sollecitato l’Agenzia Italiana del farmaco «a rendere disponibili i farmaci orali anti-Covid subito, il prima possibile, non a gennaio come previsto».
Secondo il direttore del San Martino, infatti, «se noi avessimo la possibilità di disporre delle pillole anti-Covid potremmo somministrarle direttamente a casa, senza dover affrontare tutto il percorso dei monoclonali che comporta portare i malati in ospedale». La sollecitazione di Bassetti arriva in risposta alle parole del professor Guido Rasi, ex direttore esecutivo dell’Ema e attuale consulente del commissario Figliuolo, che intervenendo su Sky Tg24 in mattinata aveva ipotizzato la disponibilità in Italia della pillola anti-Covid di Pfizer a partire dal prossimo gennaio. «L’Ema ha dato il via libera, il farmaco della Pfizer e sembra molto utile rispetto al Molnupiravir (la pillola Merck, ndr). Arriverà a giorni il via libera e la disponibilità ai primi di gennaio, probabilmente», ha osservato il professor Rasi.
Ma la curva dei contagi, così come quella delle ospedalizzazioni, è in costante crescita in tutta Italia. E dunque, oltre ad accelerare sulle vaccinazioni e sul mantenimento delle misure anti-contagio, secondo Bassetti l’impiego delle pillole anti-Covid potrebbe essere d’aiuto per evitare un’ulteriore aumento della pressione ospedaliera. Ma l’infettivologo del San Martino, in un’intervista a Il Messaggero, ribadiva: «Le pillole non sostituiscono minimamente i vaccini e non saranno per tutti, anche per una questione di costi: un ragazzo in salute farà le cure di sempre, ma con soggetti immunocompromessi (leucemia, malattia autoimmune, Hiv, chi fa la dialisi, chi ha subito trapianti), o che hanno particolari fattori di rischio (obesi, malattie respiratorie, malattie cardiache) la pillola è consigliabile».
Foto in copertina: ANSA
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