La storia delle tombe rimosse dei bambini mai nati e dei genitori che volevano portare un albero di Natale
L’idea era quella di mettere un albero di Natale lì dove erano sepolti i loro figli mai nati. A impedirglielo hanno trovato la Digos e un nastro rosso e bianco a recintare il terreno dove loro sostengono si trovino ancora i resti dei loro bambini e delle loro bambine e dove c’erano 2.500 bare che il Comune di Brescia ha recentemente rimosso suscitando polemiche e accuse. Accade al cimitero Vantiniano di Brescia. La polizia ha spiegato ai genitori stamane che se avessero voluto proseguire sarebbe scattata la denuncia. Alcuni esponenti politici stanno provando a capire, ricostruisce Il Giornale di Brescia, come mai sia stata data disposizione di recintare l’area e chi abbia avvisato le forze dell’ordine, evidentemente preallertate.
La vicenda
È l’ultimo capitolo di una triste vicenda cominciata nei mesi scorsi, con 2500 piccole bare dei bimbi mai nati e feti qui sepolti tra il 2007 e il 2016 ed esumate metà settembre, senza che moltissimi genitori lo sapessero. Con i peluche e i pupazzetti che erano sulle piccole tombe finiti in un unico scatolone a disposizione delle famiglie. «Quando sono arrivata al Vantiniano con il mio mazzo di fiori e non ho trovato più la tomba del mio piccolo ho pensato che è stato strappato ingiustamente alla terra due volte», raccontava una mamma a fine novembre secondo quanto riporta anche il Corriere della Sera. Il Comune fa sapere di aver appeso avvisi nel cimitero 100 giorni prima delle esumazioni, e di aver quindi rispettato il regolamento. Avvisi introvabili, replicano i genitori, che in effetti erano tutti all’oscuro. Né sono stati affissi sulle lapidi, come accade in genere, dei bollini gialli ad avvisare le estumulazioni in programma, come si fa di solito.
Il Comune ha avvisato solo le famiglie dei feti sepolti nell’ultimo anno. È infatti cambiata la procedura: prima l’ospedale consegnava direttamente i resti da tumulare senza fornire le generalità della famiglia. L’assessore Valter Muchetti assicura che le regole sono state rispettate e che sono stati anche pubblicati annunci sul sito dell’Amministrazione. Non solo: nelle scorse settimane alcune mamme e papà raccontano di aver rinvenuto pezzi di ossa – che ora il Comune vuole fare analizzare, nell’area spianata dal passaggio delle ruspe. Per rientrare in possesso dei resti dei propri bimbi la Loggia ha dato tempo fino al 30 aprile. Ma alcune famiglie raccontano di aver ricevuto solo una targhetta con un numero: «Ci hanno riferito che non c’erano più resti ossei». «I nostri bambini sono morti una seconda volta», hanno commentato molti genitori.
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