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L’Italia rischia una pandemia B, il governo studia il nuovo decreto: Green pass ridotto, tamponi e niente feste

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Gli esperti parlano di zona arancione in arrivo. L'esecutivo valuta la stretta: tampone per i vaccinati, ridotta durata del Green pass, mascherine all'aperto. Ma sul tavolo c'è anche l'obbligo di certificato per i centri commerciali

L’Italia rischia la zona arancione. E il governo Draghi studia il nuovo decreto che porterà la stretta di Capodanno: tampone per i vaccinati, ridotta durata del Green pass, mascherine all’aperto. Ma sul tavolo c’è anche l’obbligo di certificato per i centri commerciali. Mentre arriveranno raccomandazioni anche per feste e veglioni nelle case private. Con l’obiettivo di un Natale in sicurezza. Intanto gli anestesisti prevedono un aumento del 70% dell’occupazione delle terapie intensive e tornano a chiedere un lockdown per i No vax. E Guido Rasi, ex Ema e consulente di Figliuolo, avverte che se la variante Omicron bucasse il vaccino sarebbe praticamente un altro virus e l’Italia rischierebbe una “Pandemia B”. Mentre l’epidemiologo Alessandro Vespignani spiega che dopo la terza ci saranno altre dosi di vaccino, molto probabilmente ogni sei mesi.

Il tracciamento di Omicron

Per le nuove restrizioni sarà decisiva la flash survey che il ministero della Salute ha attivato per misurare la crescita della nuova variante. Perché i monitoraggi dell’Istituto Superiore di Sanità ogni settimana spiegano che la crescita dell’incidenza dei casi per abitante ha fatto saltare di nuovo il contact tracking. E si pensa che dietro i numeri che mostrano una scarsa diffusione per Omicron ci sia la scarsa capacità di cercarla. Proprio quello che ha adombrato Rasi ieri a Mezz’ora in più: «Si raccolgono pochi dati e lentamente. Rischiamo di sapere tardi la portata dell’andamento del virus, ritardando decisioni importanti». Per questo rischiamo di ritrovarci in zona arancione senza nemmeno accorgercene. E c’è di peggio: «Se la variante Omicron bucasse completamente il vaccino sarebbe praticamente un altro virus. Sarebbe una pandemia B».

Per questo giovedì 23 dicembre la Cabina di Regia e il consiglio dei ministri sono pronti a dare il via libera alle misure annunciate. La prima misura è il tampone per tutti coloro che partecipano ad eventi pubblici – quindi anche i veglioni? – che non piace né agli scienziati né ai politici. La docente Antonella Viola ha scritto oggi su La Stampa che il governo sbaglia a imporre i tamponi ai vaccinati perché si tratta di una misura punitiva nei confronti di chi ha fatto il proprio dovere. L’assessore alla Sanità della Regione Lazio Alessio D’Amato ha chiesto di imporre l’obbligo vaccinale. Per adesso sulla carta c’è la possibilità che il lasciapassare divenga obbligatorio per altri oltre che per i sanitari, le forze dell’ordine e gli insegnanti.

Certificazione a 5 mesi

Altre misure in arrivo sono le mascherine all’aperto e l’accorciamento della durata della Certificazione Verde Covid-19. Servirebbe ad armonizzarla con i richiami e a spingere i cittadini ad andare a fare la terza dose. C’è anche l’ipotesi di vietare del tutto feste e veglioni per sfavorire gli assembramenti, come ha già fatto ieri la Regione Campania con apposita ordinanza. Repubblica scrive oggi che l’esecutivo vorrebbe estendere il raggio d’azione del 2G (ovvero: pass soltanto a vaccinati e guariti) ad altri settori dove oggi “regna” la logica del tampone. C’è il problema della scadenza. A molti italiani il passaporto vaccinale scadrebbe tra gennaio e febbraio, viste le molte somministrazioni della seconda dose tra luglio e agosto.

Quindi, spiega il quotidiano, i cittadini dovrebbero sottoporsi alla terza iniezione (che è possibile ricevere già a cinque mesi dalla seconda) entro un mese e mezzo. Altrimenti rischiano l’esclusione da ogni attività sociale: ristoranti, bar, teatri, cinema, stadi, musei. E si ragiona attorno alla possibilità di far entrare soltanto vaccinati e guariti anche nei negozi al dettaglio (ad eccezione di farmacie e alimentari), trasporto pubblico locale, aerei e treni a lunga percorrenza. Sul tampone ai vaccinati per i grandi eventi, l’alternativa è quella di tornare a farli svolgere a porte chiuse. Mentre le decisioni più importanti arriveranno a gennaio. Quando potrebbe arrivare l’obbligo vaccinale chiesto a gran voce dagli esperti.

Come sarà il nuovo decreto

Intanto l’epidemiologo Alessandro Vespignani dice in un’intervista a Repubblica che bisogna prepararsi a un richiamo del vaccino ogni sei mesi perché è possibile che vada modificato ogni anno per prepararsi a nuove varianti. E aggiunge che «non si può fare una previsione precisa, perché in Italia non si misura la prevalenza di Omicron ogni giorno, come ad esempio nel Regno Unito o in Danimarca». Il tempo che rimane è di circa due settimane: «Qualunque cosa si voglia fare, va fatta presto». E se il governo ha in programma una riunione il 23 dicembre «vuol dire che si fanno le cose per l’anno nuovo, ed è un pochino tardi. Così ti bruci il vantaggio». Le misure allo studio del governo Draghi per il nuovo decreto in arrivo sono quindi:

  • la riduzione della durata del Green pass a 5 mesi;
  • il tampone ai vaccinati per i grandi eventi;
  • l’obbligo di Green pass per centri commerciali e grandi magazzini;
  • la mascherina all’aperto.

Si ragiona anche attorno alla possibilità di introdurre raccomandazioni per le feste private e per i veglioni. Su questo già si sa che gli esperti consigliano di mantenere il distanziamento sociale evitando il contatto fisico tra persone non conviventi, di indossare il più possibile la mascherina, soprattutto in presenza di persone fragili o anziani. Anche con il certificato verde aggiornato, è meglio sottoporsi a un test del tampone prima di andare alle feste. Ed è meglio che lo facciano tutti gli invitati. Gli esperti chiedono anche di arieggiare le stanze nelle stanze con molte persone e di lavare spesso le mani. In zona bianca e gialla sarà inoltre possibile fare visite a parenti e amici o fare shopping, visto che sono consentiti tutti gli spostamenti, ma presto la mascherina dovrà essere indossata ovunque, anche all’aperto.

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