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Regioni in pressing sull’obbligo vaccinale. Il presidente Toti a Open: «Giusto sospendere i no vax dal lavoro»

21 Dicembre 2021 - 14:04 Giada Giorgi
Raggiunto al telefono, il presidente della Regione Liguria si schiera in prima linea su uno dei possibili scenari di lotta al virus. «Pronti con un disegno di legge»

«Obbligo vaccinale? Sicuramente sì». Raggiunto al telefono da Open il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti dichiara di non avere dubbi su uno dei possibili prossimi passi della lotta al virus. Un tema a lungo dibattuto ma che negli ultimi giorni ha acquistato un nuovo vigore politico con l’invito a gran voce di almeno sette regioni italiane verso il governo Draghi affinché decida sulla vaccinazione anti Covid obbligatoria. «L’obiettivo di questi giorni è anticipare il più possibile le terze dosi ma la questione dell’obbligo è da affrontare», continua Toti. E aggiunge «il mio gruppo parlamentare ha un disegno di legge pronto sull’obbligo che non abbiamo mai presentato per evitare di creare più gazzarra che altro. Ma è tempo che il governo valuti sul serio». La «gazzarra» di cui parla Toti è uno degli aspetti per cui una parte di governo, e anche di comunità scientifica, appare frenato sul tema dell’obbligo. Il rischio è quello di acutizzare una società che appare già fortemente polarizzata tra pro vaccini e No vax.

Ma alla luce di una quarta ondata nel pieno della sua diffusione e di una minaccia chiamata Omicron, i presidenti di Regione ora spingono a una presa di coraggio. Assieme a Giani della Toscana, all’assessore del Lazio Alessio D’Amato, al siciliano Nello Musumeci, a De Luca della Campania, Roberto Occhiuto in Calabria, Bonaccini in Emilia-Romagna, Giovanni Toti esorta il governo a trovare delle soluzioni pratiche che «possano rendere una soluzione concettualmente giusta e necessaria anche concretamente fattibile».

Come si obbligherà?

Ed è a proposito di questo ultimo punto che politici ed esperti saranno chiamati a dare le risposte più complesse. Come attuare un obbligo vaccinale? Quali conseguenze e quali atti concreti applicare per indurre la popolazione non vaccinata a rispettare la nuova eventuale legge? «Sarà da fare un’attenta valutazione su scala nazionale ma la prima conseguenza credo debba essere la sospensione del lavoro per tutti», spiega Toti. «Come per insegnanti e forze dell’ordine, così il primo passo per concretizzare l’obbligo dovrà essere la sospensione generalizzata per tutte le categorie di lavoratori». Una decisione non da poco che dovrebbe fare i conti in modo inevitabile con la necessità produttiva del Paese. «Le valutazioni da fare su questo fronte saranno strettamente legate al numero di persone e di lavoratori coinvolti, saremo chiamati a sospendere anche le attività assistenziali di base, dagli autisti degli autobus agli operatori ecologici, sicuramente una decisione non facile che il governo dovrà applicare con tutti i calcoli del caso».

In quanto a multe e controlli, «sarà tutto praticabile», aggiunge Toti, sottolineando come le attività lavorative rimangano però una delle armi su cui puntare di più. La palla rimane al governo Draghi che ancora attende di vedere l’evoluzione della curva epidemiologica e della campagna vaccinale. Dopo l’effetto del Green pass ormai diversi mesi fa, quello del Super Green pass pensato per le feste natalizie ha portato un’altra buona percentuale di soggetti non immunizzati negli hub vaccinali. «L’importante è che non diventi un dibattito, né tantomeno una guerra, tra guelfi e ghibellini», conclude Toti. Il dubbio è che anche per questo sia ormai troppo tardi.

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