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Chigi o Quirinale? Draghi lascia la decisione al parlamento e blinda un’«ampia maggioranza» – I video

«È immaginabile una maggioranza di governo che si spacca sull’elezione del presidente della Repubblica?», si è domandato il premier, che invita a considerare una maggioranza ancora più ampia di quella attuale

Mario Draghi non sceglie tra Palazzo Chigi e il Quirinale. E lascia decidere al Parlamento chi sarà il prossimo presidente della Repubblica. Ma manda anche un segnale chiaro alla politica, e soprattutto alla “sua” maggioranza. Durante la conferenza stampa di fine anno il premier risponde ad alcune domande sulle sue aspirazioni per il 2022 dando l’impressione di non voler entrare nel dibattito sul Colle. Anzi, prima «ringrazia» la maggioranza che ha sostenuto il suo governo, di fatto blindandola anche per il futuro. «Non è facile lavorare insieme eppure questo sforzo è riuscito», dice. Poi, quando le domande si fanno più pressanti, si schermisce addirittura: «I miei destini personali non contano assolutamente niente, io non ho particolari aspirazioni in un senso o nell’altro. Sono un uomo, anzi: se volete, sono un nonno al servizio delle istituzioni».

E ancora: «La responsabilità della decisione (sul Quirinale, ndr) è interamente nelle mani delle forze politiche, che sono quelle che hanno permesso a questo governo di agire. Non è nelle mani degli individui, è l’Italia ad essere determinante. E la sua grandezza non è determinata da questo o da quello, ma da chi permette di andare nella direzione giusta». Il primo dato politico che si ricava da queste frasi è che Draghi, a differenza di Sergio Mattarella che è stato chiarissimo in molte occasioni, non chiude la porta al Colle, anzi. Il premier sta evidentemente considerando la possibilità di lasciare Palazzo Chigi anche se la legislatura non è conclusa.

Il secondo dato è che Draghi ha posto l’accento sulla maggioranza bipartisan che ha sostenuto il suo governo quasi a voler segnalare un piano ben preciso. Ovvero che c’è lo spazio politico per continuare la legislatura anche se lui sale al Quirinale. Con Marta Cartabia, con Daniele Franco o con chissà chi altro è un problema secondario. Il punto è che l’esperienza del governo Draghi deve continuare anche senza SuperMario a Palazzo Chigi. Anche con una maggioranza più ampia dell’attuale, aggiunge, forse pensando addirittura all’ingresso di Fratelli d’Italia nel governo. Questa è la preferenza dell’attuale premier. Ora la palla passa alla «maggioranza» che ha fatto tanti «sforzi» per sostenerlo. Non sono possibili scontri sul nome del presidente della Repubblica a preoccuparlo: «È immaginabile una maggioranza di governo che si spacca sull’elezione del presidente della Repubblica?». Una domanda retorica che appare già come un suggerimento.

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