Antonella Nota: la scienziata italiana che manderà in orbita Webb, il più grande telescopio di sempre
La missione parte il giorno di Natale e promette di aiutare l’umanità a svelare nuovi segreti dell’universo. A cominciare da quello dell’esistenza di altre forme di vita da qualche parte tra le stelle. È il James Webb, ovvero il più grande telescopio spaziale mai costruito fino a ora: la sua partenza è prevista proprio il 25 dicembre dallo spazioporto europeo di Kourou, nella Guyana francese. Missione: scrutare le origini dell’Universo e dare una risposta alle «domande fondamentali». A raccontare le grandi speranze riposte in questo nuovo rivoluzionario e inedito strumento è Antonella Nota, associate director per la European Space Agency dello Space telescope science institute, in un’intervista a Repubblica: la scienziata gestisce il programma Hubble (il predecessore) e James Webb. Ha lavorato a lungo con il telescopio Hubble, ma «Webb sarà una rivoluzione», spiega. «Hubble, con uno specchio di 2,4 metri di diametro, ha fotografato galassie appena 400 milioni di anni dopo il Big Bang». Ora Webb, che ha uno specchio di sei metri e mezzo ed è 100 volte più potente: vedrà galassie fino a 100 milioni di anni dopo il Big Bang, dice la scienziata originaria di Venezia. Nota si è laureata in Astronomia a Padova e lavora all’Istituto di Baltimora dal 1986. Insomma, possiamo sperare di arrivare a vedere «come l’Universo si è formato, le prime galassie, forse le prime stelle».
E, chissà, altre forme di vita. «Quando un pianeta fuori dal Sistema solare transita davanti alla sua stella, l’atmosfera ne filtra la luce e con gli spettri possiamo conoscerne la composizione. Cercheremo i mattoni della vita, acqua, metano. È una domanda fondamentale che si pongono tutti: siamo soli?», dice Antonella Nota. La scienziata fa divulgazione scientifica anche grazie all’arte. «Anni fa organizzammo una mostra di successo, “Our place in space”, artisti di fama diedero la loro interpretazione di immagini di Hubble molto belle. Per me il successo più grande è stato vedere i giovani studiare astronomia perché sono nati con le foto di Hubble», racconta. Per lei, tutto è cominciato nella sua città Natale. «Quando frequentavo le superiori, con un gruppo di astrofili, a Venezia, osservavamo stelle variabili dal lido. Non avrei mai detto che avrei passato tanti anni a lavorare con la missione di Hubble. E adesso il James Webb space telescope. Ci lascerà a bocca aperta, ve lo prometto».
Foto copertina: Esa/Hubble
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