Protezione, durata, obbligatorietà: guida ragionata alle mascherine Ffp2, Ffp3 e chirurgiche
Tra le disposizioni del nuovo Decreto Covid varato dal governo Draghi per contenere l’aumento dei contagi e la diffusione della variante Omicron, c’è anche l’obbligo di indossare le mascherine Ffp2 al chiuso, e all’aperto almeno quelle chirurgiche.
Quando indossarle?
Sempre. Dal 25 dicembre 2021 al 25 marzo 2022 è obbligatorio portare le mascherine Ffp2 e Ffp3 ogni volta che si entra in un luogo chiuso o in cui sono previsti assembramenti. In poche parole cinema, teatri, musei, stadi, locali di intrattenimento, eventi sportivi e mezzi di trasporto (sia a lunga percorrenza e sui mezzi pubblici locali). In questi casi è anche vietato il consumo di cibi e bevande al chiuso. In tutte le altre occasioni, fino al 31 gennaio 2022, bisogna munirsi dei «dispositivi di protezione delle vie respiratorie» (es. una mascherina chirurgica), anche all’aria aperta e nei luoghi chiusi che non prevedono la Ffp2, come ristoranti, bar, negozi e luoghi di lavoro.
Come indossarle?
Le mascherine, sia chirurgiche che Ffp2 o Ffp3, posso essere indossate dopo aver lavato le mani, toccando solo gli elastici e mai la parte esterna. Bisogna fare attenzione a coprire bene naso e bocca e a igienizzarsi le mani ogni volta che si tocca la mascherina. In entrambi i casi è importante non superare mai le otto ore consecutive con indosso la stessa mascherina, soprattutto per una questione igienica.
Come funzionano Ffp2 e Ffp3?
Le Ffp2 e Ffp3 hanno una capacità filtrante maggiore rispetto alle normali mascherine chirurgiche, e oltre a proteggere gli altri, proteggono anche chi le indossa. Come riportato dal Corriere, le Ffp2 e Ffp3 hanno un’efficienza filtrante rispettivamente del 92% e del 98%. In entrata, queste mascherine filtrano anche le particelle più piccole che possono contenere il virus (chiamate «aerosol»). Sono costituite da diversi strati di tessuto tra cui si colloca anche un filtro polipropilene, utile a creare delle piccole fibre che intrappolano le particelle indesiderate. Queste mascherine sono particolarmente adatte ai luoghi chiusi o affollati, in cui il rischio di trasmissibilità è più elevato.
Come funzionano le mascherine chirurgiche?
Originariamente sono state pensate apposta per proteggere il prossimo in caso di infezione, per questo la loro funzione è quella di limitare la diffusione di particelle potenzialmente infettanti. Bloccano almeno il 95% dei virus in uscita, tuttavia proteggono chi le indossa solo del 20% e rispetto alle Ffp2 non aderiscono perfettamente al viso. Se però vengono utilizzate da tutti quelli che si trovano nello stesso ambiente, l’efficacia è molto alta.
Come riconoscere le mascherine a norma?
Per essere messe in commercio, le mascherine devono essere prima analizzate da un organismo terzo che ne certifichi l’aderenza ai requisiti europei. Sulla confezione del prodotto deve essere sempre riportato il marchio CE, accompagnato da un codice di quattro numeri, che identifica il laboratorio che ha dato il via libera al prodotto. Per le mascherine Ffp2 e Ffp3 l’indicazione a garanzia dei requisiti e delle caratteristiche è contenuta nella normativa europea UNI EN 149:2009. Le mascherine chirurgiche invece sono regolate dalla norma UNI EN 14683:2019. L’Ue, poi, ha messo a disposizione un portale digitale per verificare la sicurezza delle mascherine. A Bruxelles è nata anche la European Safety Federation, che ha pubblicato una lista con tutti i certificati falsi delle mascherine contraffatte.
Leggi anche:
- Decreto Covid, il calendario delle scadenze: le date per terze dosi, Mega Green pass e mascherine all’aperto
- Nuovo decreto Covid: mascherine Ffp2 e Ffp3 a scuola per fermare il record di contagi
- Covid, via libera al decreto: mascherine all’aperto, stretta sui locali e Super Green pass in palestra. Salta l’obbligo di vaccino nella Pa
- Tampone ai vaccinati con 2 dosi, mascherine Ffp2 e Green pass sul lavoro: cosa c’è nel nuovo decreto Covid
- Il nuovo decreto di Draghi: le regole per Natale, i divieti di Capodanno e la paura per il picco di contagi a gennaio