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Covid, pressing di Regioni ed esperti sulla quarantena. Il governo studia nuove regole per i vaccinati

27 Dicembre 2021 - 17:14 Redazione
governo draghi lockdown no vax
governo draghi lockdown no vax
Da Zaia a Pregliasco, da Lopalco a Toti, in tanti chiedono una revisione dei protocolli per evitare una paralisi del Paese. Rimane cauto, invece, il sottosegretario Sileri

Continua l’avanzata della variante Omicron in Italia, che spinge sempre di più sui numeri dei contagi. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, la percentuale di nuovi contagi legati alla mutazione del Sars-CoV-2 potrebbe essere intorno al 28%. Stando ai calcoli del fisico Roberto Battiston dell’Università di Trento, inoltre, il 45% degli italiani positivi a Natale era infettato dalla variante. Ieri, il bollettino della Protezione civile segnava più di 24 mila nuovi casi – pur con un quarto dei tamponi rispetto al 25 dicembre – e più di 516 mila attualmente positivi. E se finora la quarantena aveva funzionato per il contenimento dell’infezione, presto potrebbe diventare un problema. Sia per il sistema di tamponi completamente in tilt, sia per le assenze sui luoghi di lavoro per le persone in isolamento.

Ridurre l’isolamento per chi ha fatto il booster

Quest’ultimo aspetto potrebbe infatti essere il preludio a disservizi di vario genere, come già sta accadendo nel settore del turismo. Nelle ultime ore, il dibattito si è acceso e la domanda che personalità della politica ed esperti si fanno è se non sia il caso di cambiare il protocollo, virando su una linea più morbida. Per questo governo e Cts starebbero valutando la possibilità di ridurre i tempi di quarantena per chi ha già ricevuto il booster, cioè la terza dose di farmaco anti Covid. Attualmente la quarantena per un vaccinato venuto in contatto con un positivo è di 7 giorni. Intanto è allo studio anche il periodo di quarantena per chi ha completato il ciclo vaccinale con 2 dosi.

Sileri: «Non è questo il momento di cambiare il protocollo»

Resta cauto il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri. «È necessaria una revisione delle regole della quarantena ma non è questo il momento», ha detto. «Credo che sia auspicabile ma probabilmente tra 10 o 15 giorni da oggi. È verosimile che Omicron sia oltre il 50-60% del virus che circola nel Paese. Con due varianti che circolano nel Paese, la Delta e la Omicron, non si possono togliere le persone dalla quarantena. Bisogna vedere come si comporta la Omicron, bisogna vedere quando e a chi ridurre l’isolamento», ha spiegato.

Lopalco: «Riscrivere le regole»

In prima fila tra chi chiede una revisione dei protocolli sull’isolamento c’è Pier Luigi Lopalco, ex assessore della regione Puglia alla Sanità, e attuale consigliere regionale. In un post su Facebook ha scritto: «Il rischio di bloccare un Paese senza ottenere grandi benefici è concreto. Inoltre, il blocco del sistema dei tamponi legato al sovraccarico di richieste, allunga di giorni la diagnosi anche nei sintomatici, che invece ne avrebbero bisogno per poter avviare la terapia. Le regole del tracciamento e della quarantena vanno subito riscritte». E ha poi aggiunto: «Ovviamente tutto questo sarebbe efficace se si applicasse seriamente la politica del Green pass rafforzato in ogni luogo in modo da limitare a priori i contatti sociali di chi non è vaccinato».

Zaia e Fedriga: «Riflettere sulle norme per i vaccinati»

Anche Luca Zaia si unisce al coro di chi vorrebbe fare una riflessione sulla quarantena, in particolar modo per i soggetti vaccinati. «È ragionevole cominciare a fare una riflessione sulla quarantena per il vaccinato: va rivista», ha detto il governatore del Veneto riferendosi, in particolare, a chi ha fatto la terza dose «uguale a quella degli altri». Dello stesso avviso è anche il presidente del Friuli Venezia-Giulia Massimiliano Fedriga: «Condivido la riflessione che vada rivista la quarantena per i vaccinati. Massima sicurezza senza bloccare il Paese», ha scritto in un messaggio su Twitter.

Toti: «Rivedere anche i tracciamenti per i contatti»

Giovanni Toti chiede al Governo di «rivedere le regole delle quarantene e dei tracciamenti per i contatti». Questo perché, secondo lui, «Fra qualche settimana rischiamo di avere il Paese paralizzato non dai malati del Covid, ma dalla gente in quarantena chiusa in casa. Visto che la stragrande maggioranza di persone che prende il Covid, oggi lo fa a casa con doppia dose di vaccino». E aggiunge: «Se il tasso di mortalità scende sotto la soglia di rischio, se la malattia è curabile a domicilio come una malattia ancora grave ma non letale, anche l’atteggiamento da prendere con i contatti è diverso. Rischiamo di fare tantissimi tamponi inutili e non riuscire a fare quelli indispensabili perché il sistema è sotto stress».

Pregliasco: «Cambiare le regole o sarà lockdown»

Il virologo Fabrizio Pregliasco è convinto che «in questa fase e con questa diffusività di Omicron dobbiamo considerare delle variazioni sulle modalità con cui interveniamo, altrimenti si va comunque verso un lockdown generalizzato vedendo quante persone oggi vaccinate, ma con figli giovani, sono costrette a casa in quarantena per contatti con positivi. Le indicazioni precedenti andavano bene con una contagiosità diversa, ora dobbiamo pensare a modalità differenti», ha detto all’Adnkronos.

Cartabellotta: «Chi ha terza dose è più difficile che si contagi»

Anche Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, è tornato a chiedere la revisione delle quarantene. «Ogni positivo – ha detto a Radio Cusano Campus – può aver avuto, di media, dai 5 ai 10 contatti. Se dovessimo avere un milione di positivi vuol dire che potrebbero esserci dai 5 ai 10 milioni di contatti da mandare in quarantena e questo non è possibile. Chi ha fatto il vaccino con la terza dose è più difficile si contagi e quindi bisognerebbe rivedere le regole per questa categoria. La persona vaccinata anche con terza dose deve vedere la sua quarantena ridotta»”.

Bassetti: «Correre dietro al virus non è la soluzione»

«Stiamo correndo dietro al virus, rischiamo di farci fregare un’altra volta. La quarantena andrebbe riservata solo ai positivi, non ha senso chiudere in casa anche i familiari e i parenti stretti, se sono in salute. Per non parare dell’isteria dei tamponi: i vaccinati dovrebbero farselo solo se hanno sintomi». Così l’infettivologo Matteo Bassetti, in una intervista al Corriere della Sera. «Pensiamo all’influenza: chi è malato sta a casa,. Ma i suoi familiari se asintomatici, conducono una vita normale. Dovremmo cominciare a ragionare in questi termini. Idem per i colori delle Regioni: è giusto mantenerli ma forse le misure restrittive andrebbero limitate a zone più piccole, come le province».

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