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Boom contagi e milioni di italiani in quarantena: così a gennaio si rischia il blocco. Verso il Super Green pass per lavorare

italiani quarantena super green pass
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Attualmente sono due milioni gli italiani chiusi in casa dopo i contatti con un positivo. Ma con il boom di contagi si rischia a contarne fino a 10. Gli esperti chiedono il lockdown per i No vax e l'obbligo vaccinale. Il governo potrebbe estendere il super certificato a tutto il mondo del lavoro

Ci sono due milioni di italiani chiusi in casa per la quarantena. E potrebbero diventare molti di più a gennaio. Dieci milioni, pronostica il primario del San Martino di Genova Matteo Bassetti. Anche se un dato ufficiale non esiste, il calcolo si fa prendendo il numero totale di positivi in Italia (ovvero 517 mila) e moltiplicandolo per il minimo di contatti: 4. E si tratta ovviamente di un valore medio, visto che i contatti di un positivo possono essere molti di più. Proprio per questo il problema è reale e il governo Draghi prima o poi dovrà prendere una decisione. Per scongiurare il blocco di un intero paese. Mentre gli esperti tornano a chiedere un lockdown selettivo per i No vax. E l’obbligo vaccinale. E all’orizzonte si intravede anche il Super Green pass per lavorare.

La positivizzazione di massa

Si tratta, spiega oggi La Stampa, dell’effetto di positivizzazione di massa che sta già sperimentando il Regno Unito. Il quotidiano ricorda che le regole della quarantena prevedono che chi è venuto a contatto con un positivo debba restare chiuso in casa per una settimana se vaccinato o dieci giorni se non vaccinato. In attesa dei tamponi che attestino la sua negatività. E se il numero di casi continua a salire andrà presa presto una decisione visto che con questo ritmo si rischia di far restare a casa fino a 10 milioni di cittadini. La decisione spetta al ministero della Salute. E si potrebbe andare verso una revisione dell’obbligo di quarantena. Ora bisognerà però capire se basterà l’autoreclusione per i soli contatti stretti o se la decisione sarà un “Liberi tutti”. Anche quelli con pochi sintomi grazie al vaccino.

In ogni caso non sono tutti d’accordo con Bassetti. Repubblica oggi ascolta l’opinione di Giovanni Maga, che dirige l’Istituto di genetica molecolare del Cnr a Pavia: «Un tampone molecolare negativo dovrebbe restare un requisito», per uscire dalla quarantena, spiega Maga. Anche considerando che Omicron è una variante che ha 3 giorni di incubazione media contro i 4,2 di Delta. E sembra avere sintomi più lievi nelle persone immunizzate e fra i giovani. Carlo Signorelli, professore di Igiene e sanità pubblica al San Raffaele di Milano, ricorda al quotidiano che «ci sono parecchie persone fragili che non sono vaccinate o non hanno ancora fatto in tempo a ricevere la terza dose. Se si allentano le regole, si rischia di mettere loro in pericolo e le terapie intensive in difficoltà». Aggiunge ancora Maga: «Chi è vaccinato tende a essere contagioso per un lasso di tempo più breve, ma può comunque infettare gli altri. E la nuova variante è contagiosissima. Allentando le regole si rischia di far aumentare i casi oltre misura, peggiorando la situazione anche sul fronte dei lavoratori e dell’economia».

Lockdown per i No vax e obbligo vaccinale

Le soluzioni proposte dagli esperti sono sostanzialmente due. Roberto Battiston, astrofisico e coordinatore dell’Osservatorio epidemiologico dell’Università di Trento, chiede il lockdown per i non vaccinati anche sulla scorta del calo di contagi in Germania e Austria. «La crescita dei contagi causati dalla variante Omicron è talmente rapida che potrebbe causare ben presto un’emergenza sanitaria: in condizioni normali si sarebbe sviluppata nel corso di molti mesi, ora accade in poche settimane. A meno che non si prendano, in tempi brevi, nuove, efficaci misure di contenimento; i numeri mostrano, chiaramente, che quelle attualmente in vigore non sono sufficienti a fermare la rapida crescita di Omicron», premette Battiston. Che poi dice di guardare proprio alle esperienze di Germania e Austria: «Replicare uno schema simile da noi vorrebbe dire proteggere una frazione di meno del 10% dei cittadini, senza penalizzare il restante 90%: così li mettiamo al riparo dall’infezione, con possibili esiti gravi, ed evitiamo di mandare in crisi il sistema sanitario».

L’immunologo e membro del Comitato Tecnico Scientifico Sergio Abrignani in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera chiede invece direttamente l’obbligo vaccinale: «È accettabile che 9 italiani su 10 debbano pagare per il comportamento di pochi? Per non parlare dei danni economici che si abbattono su alcune categorie quando le Regioni cambiano colore. L’obbligo vaccinale è un provvedimento duro? Il Covid è durissimo». E ancora: «Se fossimo tutti vaccinati i letti intensivi occupati sarebbero il 20-25% degli attuali, quindi tutta l’Italia sarebbe bianca. Sui 3 milioni circa di over 50 non vaccinati, 1,4 milioni sono over 60, l’8% circa della popolazione totale di questa età. Una minoranza che però riempie le rianimazioni e condiziona la vita del 92% che adempie al dovere».

Intanto la stretta dell’ultimo decreto Covid potrebbe avere a breve un seguito. Il Messaggero racconta oggi in un retroscena che nell’ultimo Cdm che ha licenziato il provvedimento entrato in vigore a Natale nel governo si è battagliato sul Super Green pass per lavorare. L’idea era quella di imporre la Certificazione Verde Covid-19 prima a tutti i dipendenti pubblici e poi anche a quelli privati. Per un totale di 23 milioni di persone. Il fronte composto da Mario Draghi, Roberto Speranza e Renato Brunetta però ha visto la contrapposizione di leghisti e grillini. Che hanno considerato la misura troppo complicata da attuare e foriera di possibili problemi di ricorsi e anche di ordine pubblico. Così alla fine l’esecutivo ha soprasseduto. Lasciando però nella lista il provvedimento in caso di peggioramento dei numeri dell’epidemia. In quel caso Draghi convocherà i rappresentanti di Confindustria e sindacati per muovere un passo nella direzione del Super Green pass per lavorare.

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