Dai Maneskin a WhatsApp, le bufale più bizzarre del 2021 (non legate alla Covid)
Il 2021 è prossimo alla sua conclusione, un secondo anno pandemico che nell’ambito della disinformazione ha visto come protagonisti i vaccini anti Covid-19. Non c’è solo il virus, è stato l’anno degli italiani e del successo internazionale a livello musicale e sportivo. E, forse, vale la pena ricordare le bufale che hanno alimentato gli animi e avvelenato i pozzi in questi due “campi di gioco”.
I Maneskin e la cocaina
I Maneskin, vincitori dell’Eurovision, sono stati i principali catalizzatori di false notizie e non solo. Ricordiamo come avevano attirato l’attenzione dei media bielorussi, scandalizzati dalla band italiana. Se i media di Minsk erano animati da odio ideologico ed estremista, una testata giornalistica della nazione seconda classificata al festival si era prestata a diffondere una bufala diffamatoria ai danni del gruppo: secondo il francese Paris Match, infatti, il cantante Damiano David avrebbe assunto Cocaina durante la finale. La prova? Il giornalista del periodico parigino si era limitato a un video, ignorando tutto il contesto.
Per i francesi, Damiano avrebbe “pippato” la sostanza dal tavolino della postazione italiana. Gli autori della ricostruzione avevano del tutto ignorato le distanze dalle poltrone e il fatto che il cantante fosse troppo in alto per riuscire nell’impresa. L’unico modo era quello di avere un naso a formichiere, che di fatto non possiede. Un successivo test aveva di fatto escluso l’uso di qualunque sostanza, nel frattempo il Paris Match modificava i propri post social: su Instagram sostenevano l’assunzione di cocaina, ma una manina aveva inserito un imbarazzante condizionale.
Insinuazioni simili erano state rivolte contro campione olimpico Marcell Jacobs. Il Washington Post, ritenendo che prima delle olimpiadi di Tokyo «non lo conosceva nessuno», aveva sollevato qualche dubbio sull’uso o meno di sostanze dopanti. Accuse rimandate al mittente, ma le vittorie degli azzurri ci hanno messo al centro di molte bufale clamorose.
Il falso linciaggio dei tifosi inglesi contro gli italiani
Un’altra, molto sentita nel nostro Paese, è legata alla vittoria degli Europei di calcio da parte degli azzurri. I tifosi inglesi, scottati dalla sconfitta in finale in casa, avrebbero atteso e picchiato gli italiani mentre tentavano di uscire dallo stadio di Wembley. Agi e Libero titolavano con certezza il linciaggio dei tifosi da parte degli hoolingan inglesi, ma la realtà era un’altra.
I video non raffiguravano affatto degli hooligan a caccia degli italiani, ma si trattava di inglesi che reagivano con violenza contro i loro stessi connazionali. Il motivo? In molti cercavano di introdursi senza biglietto e venivano “caldamente accolti”, e successivamente cacciati, da quelli che ne erano in possesso regolarmente. La presunta prova erano le magliette azzurre di alcuni tifosi, ma un accurato controllo delle immagini smentiva la narrativa dei media italiani: si trattava della divisa blu della nazionale inglese.
La bufala dell’Unione europea e gli auguri di Natale
Dall’orgoglio nazionale, musicale e sportivo, passiamo a quello dell’identità religiosa. Con l’arrivo delle festività, un articolo de Il Giornale aveva alimentato la credenza che l’Unione europea volesse vietare di fatto la parola «Natale» e di utilizzare il nome «Maria» (come la Madonna). Il quotidiano milanese citava un documento della Commissione europea, senza riportarlo o linkarlo, lasciando credere ai lettori che fosse in atto un’azione discriminatoria e lesiva per i credenti cristiani europei.
Il documento, una volta consultato, non confermava affatto un fantomatico divieto o presunti sentimenti anti cristiani da parte della Commissione europea. Come abbiamo spiegato in un articolo di Open Fact-checking, il documento non obbligava o vietava alcunché, in quanto si trattava soltanto di alcune raccomandazioni sull’uso consapevole delle parole da utilizzare per evitare involontari messaggi discriminatori. La parola «Natale» era persino citata tra gli esempi positivi proposti nel documento, abbinata alla festività ebraica dell’Hannukkah: «Holiday times can be stressful…for those celebrating Christmas, Hanukkah». Il documento venne successivamente ritirato con l’intenzione di effettuare alcuni aggiornamenti.
Le bufale evergreen
Nonostante la crisi pandemica, sono di fatto sopravvissute le bufale evergreen nei confronti dei politici italiani e i loro privilegi. Una di queste riguarda ancora una volta Laura Boldrini, ex presidente della Camera dei Deputati, la quale avrebbe chiesto al Presidente del Consiglio Mario Draghi di approvare un reddito di dignità di 500 euro al mese per i migranti.
Una bufala riciclata, quella su Laura Boldrini, che ebbe origine nel lontano 2015. Nello stesso periodo venne diffuso anche il fantomatico video dei migranti che distruggevano l’auto dei Carabinieri, un evergreen condiviso anche nel corso del 2021 da coloro che non riuscivano a notare i microfoni e il set cinematografico ripresi dalla telecamera.
Molto altro ancora
Sono passati più di 5 anni dalla prima pubblicazione delle due bufale riportate in precedenza, chissà quante di quelle create e diffuse nel 2021 dovremmo tornare a trattare nel 2030. Tra queste potremmo forse trovare quella del commercialista che avrebbe chiuso il proprio studio per diventare un rider felice. Diffusa grazie ad alcuni articoli di giornale, a smentire il tutto erano stati l’editore di SenzaFiltro, Osvaldo Danzi, e il vero rider, che, attraverso un commento, aveva raccontato la sua vera storia. No, non era un commercialista e non aveva chiuso uno studio avviato da poco.
Rischieremo di trovarci anche quelle legate a Whatsapp, l’app di messagistica di casa Meta che aveva cambiato a inizio 2021 i propri termini sulla privacy, scatenando una allarmismo eccessivo. Un video, realizzato da un canale Youtube italo-americano, era stato letteralmente tagliato ad arte e proposto tramite i social per scatenare il fuggi fuggi dall’app in favore di altre, come Telegram o Signal. È più probabile che ne nasceranno altre, ma le tratteremo nella nostra sezione di Open Fact-checking.
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