In Israele il via ufficiale alla quarta dose per over 60 e sanitari mentre i contagi continuano ad aumentare
Prende il via in Israele la somministrazione della quarta dose del vaccino anti-Covid per gli over 60 e il personale sanitario. Ad annunciarlo è stato il premier Naftali Bennett, che nella giornata di ieri ha reso noto che queste due categorie possono ricevere il siero a condizione che siano passati quattro mesi dalla somministrazione della terza dose. Bennet ha sottolineato che, nonostante oltre 4 milioni di israeliani abbiano ricevuto tre dosi di vaccino, nei prossimi giorni si potrebbe toccare il picco dei 50 mila casi giornalieri: «L’ondata con la variante Omicron è in corso e dobbiamo proteggerci». Per il premier israeliano si tratta di un improvviso dietrofront, dato che solo qualche giorno prima aveva annunciato che la quarta dose era momentaneamente sospesa in attesa di nuovi dati. Diversi studi, che sono stati citati anche dal Guardian, stanno dimostrando che la nuova variante Covid ha una capacità di diffusione maggiore rispetto alle altre, ma allo stesso tempo è meno mortale perché colpisce la gola invece che i polmoni. Sarebbe questo il motivo per cui Bennet si è posto l’obiettivo di «prevenire gravi malattie tra gli anziani».
Secondo i dati riportati da Reuters, nel giro degli ultimi dieci giorni i contagi in Israele sono aumentati a dismisura, portando anche ad un incremento dei casi più gravi. È proprio questa la categoria su cui Bennet vuole puntare, proprio perchè secondo quanto riportato da Haaretz il 68% dei malati gravi non risulta essere vaccinato, una percentuale che rappresenta il 31% dell’intera popolazione. Una ulteriore problematica è legata ai tamponi, dove in questi giorni si sono venute a creare file molto lunghe nelle città di Bat Yam e Herzliya. Anche dal punto di vista delle terapie intensiva il governo israeliano sta pensando di prendere dei provvedimenti, perchè l’influenza stagionale, unita ai numerosi casi giornalieri della variante Omicron, stanno portando Nachman Ash, Ministro della Salute israeliano, ad intervenire per aumentare i posti letto.
Nash inoltre ha affermato che «con l’aumento delle infezioni da Omicron, il Paese potrebbe raggiungere l’immunità di gregge ma i numeri delle infezioni dovranno essere molto alti. Questo è possibile, ma non vogliamo raggiungerlo per mezzo di infezioni, vogliamo che avvenga come risultato di molte persone che si vaccinano». Tuttavia anche l’immunità di gregge non rappresenta una vera e propria garanzia per quanto riguarda la via di uscita dal virus, tanto che Salman Zarka, capo della task force per il Covid ha dichiarato che «L’immunità di gregge è lungi dall’essere garantita perchè l’esperienza degli ultimi due anni ha mostrato che alcuni pazienti che hanno recuperato sono stati poi reinfettati». Ulteriore arma di cui si sta fornendo Israele per la lotta al virus è la pillola anti-Covid di Merck, Molnupiravir, che può essere utilizzata per i pazienti Covid dai 18 anni in su. Il ministero della Salute ha già firmato un contratto di fornitura che prevede in tempi brevi la prima spedizione. Importanti novità anche per quanto riguarda l’antivirale di Pfizer, Paxlovid, che è stato autorizzato da Israele, che già lo scorso giovedì ha ricevuto migliaia di dosi.
Ingresso per stranieri dal 9 gennaio
Il governo ha poi annunciato che dal 9 gennaio gli stranieri provenienti da una lista di circa 200 Paesi arancioni, ritenuti a medio-rischio di contagio (e fra questi l’Italia), potranno di nuovo entrare in Israele. L’unica condizione è che si tratti di persone vaccinate o guariti dal Covid. Dovranno comunque sottoporsi, spiega un comunicato del ministero della sanità, ad un tampone prima della partenza e ad uno molecolare all’arrivo, e quindi attendere in isolamento l’esito negativo.
Immagine di copertina: Ansa
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