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Coronavirus. Le teorie infondate sull’origine “artificiale” della variante Omicron

07 Gennaio 2022 - 11:51 Juanne Pili
Chi sostiene che la variante Omicron sia stata creata in laboratorio non fornisce alcuna prova, ma solo supposizioni personali. Altri, invece, inventano conclusioni di studi che dicono altro

Tutto sembra essere cominciato con una intervista di RadioRus a Petr Chumakov, capo del laboratorio di proliferazione cellulare dell’Istituto Engelhardt di biologia molecolare dell’Accademia delle scienze russa, il 15 dicembre 2021. Lo Scienziato crede e sostiene di avere l’impressione che la variante Omicron non sia altro che un «ceppo super-indebolito» del nuovo Coronavirus e dunque «creato in laboratorio». Al momento gli argomenti di chi porta avanti questa tesi sono congetturali, come nel caso di Chumakov, o fanno leva sul citare studi che parlano di altro, come nel caso di un curioso utente Twitter.

Per chi ha fretta:

  • Le affermazioni di Petr Chumakov sono congetture prive di fonti a supporto (lui stesso non conferma).
  • Persino i media filo-russi, apprezzati negli ambienti complottisti occidentali, hanno messo in risalto le critiche alle tesi dello scienziato russo.
  • Uno studio, citato da un utente Twitter, viene usato come prova a supporto della teoria, ma il paper risulta di fatto distorto e decontestualizzato dalle narrative di chi lo condivide.

Analisi

Tra i primi a dare un megafono alle affermazioni di Chumakov è il deputato Pino Cabras in una puntata del 29 dicembre di Radio Radio Tv, nonostante tali affermazioni vengano prese con le pinze persino da RussiaToday e Sputnik, media filo-russi molto apprezzati negli ambienti sovranisti e complottisti occidentali.

Omicron ha raccolto tutte le mutazioni delle precedenti varianti di SARS-CoV-2, ma ha aggiunto un ‘inserto di tre amminoacidi, avrebbe affermato.

Insomma, gli argomenti di Chumakov sono inesistenti: siccome Omicron presenta tutte le mutazioni trovate nelle precedenti varianti Covid, lo Scienziato conclude probabilmente sia stata prodotta in laboratorio.

All’origine sembra esserci la pregressa narrazione del SARS-CoV-2 fatto in laboratorio. Ma perché i fantomatici produttori del nuovo patogeno avrebbero fatto questa ulteriore modifica? L’idea è che qualcuno abbia prodotto la variante Omicron, in modo che fungesse da vaccino:

Arriveremo a una sorta di immunità di gregge per via naturale, questa variante Omicron funzionerà quasi come un vaccino, di fatto come un vaccino, con effetti molto più duraturi di immunizzazione, afferma Cabras riportando le affermazioni attribuite a Chumakov. 

I cattivi maestri dell’origine artificiale

Qualcuno però prova a presentare anche delle fonti. Ci riferiamo ad alcuni tweet pubblicati da Nicola Bidoli tra il 30 dicembre e il 2 gennaio. Si definisce «ricercatore indipendente, specialista in biologia e zoonosi», segni particolari «estimatore di Montagnier e Perez»:

I tweet scomparsi su Omicron artificiale

Il profilo Twitter di Bidoni è sparito (non risulta sospeso da Twitter), anche le condivisioni dei suoi tweet su ThreadReader risultano occultate. Eppure è rimasta ugualmente traccia delle due dichiarazioni sconvolgenti che hanno preceduto la scomparsa di Bidoli da Twitter (copie cache qui e qui). 

Well, confirmed laboratory origin of the Omicron variant. “Evidence for a murine origin of the Omicron SARS-CoV-2 variant”.

Nicola Bidoli | Il tweet sull’origine artificiale di Omicron.

Very interestingly, the immune antibodies, which induces Omicron infection, override any antibody production induced by current experimental vaccines. This means that the Omicron variant is the panacea that will shut down SC2/C19 !? I really think so!.

Nicola Bidoli | Omicron come potenziale panacea contro la Covid-19.

La fonte della prima affermazione (Omicron fatta in laboratorio) è un articolo apparso sul Journal of Genetics and Genomics il 24 dicembre, mentre la fonte della seconda affermazione (Omicron come un vaccino) è un preprint caricato nella piattaforma bioRxiv il 28 dicembre.

L’ipotesi dei topi

Quel che suggeriscono i ricercatori del primo paper citato è che la variante Omicron possa essersi evoluta passando nei topi per poi tornare all’uomo, ma non parlano di una origine artificiale:

Le mutazioni nella proteina Spike di Omicron si sono sovrapposte in modo significativo alle mutazioni di SARS-CoV-2 note per promuovere l’adattamento agli ospiti del topo – continuano gli autori -, i nostri risultati suggeriscono che il progenitore di Omicron sia passato dall’uomo ai topi, ha accumulato rapidamente mutazioni favorevoli all’infezione di quell’ospite, quindi è tornato negli esseri umani, indicando una traiettoria evolutiva interspecie per l’epidemia di Omicron.

Si tratta di risultati che potrebbero confermare un’ipotesi già in ballo fin dalle origini della Variante, ovvero che il virus sia passato per una specie animale tornando a noi mutato, come ci spiegò in una precedente intervista l’esperto di genomica comparata Marco Gerdol:

Una delle ipotesi al vaglio è che [la variante Omicron, Ndr] possa essere derivata da un serbatoio animale – continua Gerdol -, come era successo in passato coi visoni e come sta succedendo oggi in America coi daini. Al momento su 66 sequenziamenti disponibili 49 risultano con questa variante. Non sappiamo se fanno riferimento a un unico out-break, o se ci sia effettivamente una prevalenza rispetto a Delta.

I due pazienti di Hong Kong

La seconda fonte è uno studio in attesa di peer-review (paper integrale qui). Tuttavia è interessante constatare, che fin dal sommario introduttivo i ricercatori non pensano che Omicron sia una sorta di vaccino. Al contrario, dai primi casi di Hong Kong, deducono che se ne possa trarre spunto per ottimizzare i vaccini e le strategie di controllo della Pandemia:

Omicron sta dominando la variante Delta in diversi paesi, probabilmente a causa dell’evasione immunitaria. Non è chiaro se le risposte di memoria indotte dal vaccino possano essere richiamate dall’infezione da Omicron […] Abbiamo scoperto che l’infezione rivoluzionaria ha reclutato rapidamente potenti anticorpi neutralizzanti ad ampio spettro (bNAbs) cross-reattivi contro i VOC attuali, inclusi Alfa, Beta, Gamma, Delta e Omicron, da valori IC50 non misurabili a 1:2929 a circa 9-12 giorni – continuano i ricercatori -, che erano superiori ai valori IC50 di picco medi dei vaccini BioNTech. Sono state rilevate risposte delle cellule T CD4 e CD8 cross-reattive specifiche per spike e nucleocapside. Risultati simili sono stati ottenuti anche nel secondo caso vaccinale di infezione da Omicron. I nostri risultati preliminari potrebbero avere implicazioni tempestive per potenziare l’ottimizzazione del vaccino e le strategie preventive di controllo della pandemia.

Si noti bene che i ricercatori nella versione integrale del paper fanno riferimento a due casi di persone infettatesi dopo la vaccinazione, parlano infatti di «vaccine-breakthrough infections».

I nostri risultati, quindi, sottolineano nuovamente l’importanza di completare la copertura vaccinale tra le popolazioni umane soprattutto nei paesi in via di sviluppo – continuano i ricercatori -, il rapido sviluppo di un vaccino basato su Omicron è una strategia ragionevole per l’ottimizzazione del vaccino di richiamo.

Conclusioni

Se da un lato non vi sono prove di un’origine artificiale della variante Omicron, dall’altro esistono ipotesi ben più plausibili riguardo alla sua comparsa. Non vi sono dati sufficienti per affermare che l’infezione naturale con questa variante sia preferibile al vaccino, considerati rischi e benefici.

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