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Massimo Galli: «Sono vivo grazie ai vaccini. Attenti a credere alla “raffreddorizzazione” del virus» – L’intervista

07 Gennaio 2022 - 19:06 David Puente
L'ex primario dell'ospedale Sacco di Milano, oggi infettivologo in pensione, ha reso noto di essersi contagiato con la variante Omicron del Sars-Cov-2. Lo abbiamo intervistato

L’ex primario dell’ospedale Sacco di Milano, l’infettivologo in pensione Massimo Galli, ha reso noto di essersi contagiato con la variante Omicron del Sars-Cov-2. Dopo due anni in prima linea, con tutte le tutele del caso, l’infezione è avvenuta in un contesto casalingo, ben lontano da quello ospedaliero e per molti ritenuto meno pericoloso. Lo abbiamo raggiunto telefonicamente per farci raccontare la sua esperienza ed esprimere le sue considerazioni del caso, in particolare quelle riguardanti le presunte cure e l’importanza effettiva dei vaccini con uno sguardo nei confronti della recente obbligatorietà negli over50.

Sono due anni che parla di Covid, mai in qualità di paziente.

«Già, mi sono ammalato improvvisamente, senza frequenza in ospedale e nell’arco di un periodo in cui non avevo visto malati. Alla fine, il virus è entrato in casa».

Alcune persone evitano di andare in ospedale perché temono il contagio.

«A dimostrazione che ti frega quando non te lo aspetti, quando non hai tutte le protezioni e le cautele del caso, legate al fatto che sei in una situazione in cui la tua attività professionale potrebbe esporti. Invece, eccoci qui in una situazione che non configurava nessun reale pericolo».

In qualche modo sta sfatando quel luogo comune per cui chi va in pensione e smette di lavorare riscontra un calo delle difese immunitarie… Si abbassa la guardia, piuttosto.

«Io sono un tri-vaccinato, sono uno dei primi tremila vaccinati d’Italia, e forse anche uno dei primi che ha fatto la terza dose. Ciò potrebbe sottolineare che questa accidenti di Omicron è veramente pesante».

Meno male che si è vaccinato! In altre circostanze…

«Assolutamente si! Infatti vorrei essere uno spot a favore del vaccino. Se non fossi stato vaccinato, con la mia storia polmonare avrei potuto essere una vittima designata. Si dice che Omicron sia meno cattiva delle altre varianti, non è così. Dipende».

Non è un raffreddore.

«Ecco, mi sottraggo dall’allegra brigata dei riduzionisti che sostengono che non crei problemi. Preferirei associarmi alla meno allegra e più realistica brigata di quelli che dicono “Sarà, ma preferirei non prendermela”».

Poi ci sono quelli che dicono “basta poco per curarla” o che basterebbero cure domiciliari con “due farmaci e qualche integratore”.

«Per curare l’infezione c’è bisogno che ci siano dei farmaci efficaci e che siano disponibili, che vengano presi nei tempi e nei modi tali da consentirti di superare rapidamente l’infezione. Allo stato attuale non sono fiducioso sulla possibilità di superare l’infezione con dei farmaci».

Magari li avessimo in questo momento, sicuri ed efficaci.

«È arrivato il Molnupiravir, certo, la cui efficacia è tutto sommato più che accettabile, però, signori miei, la cosa veramente importante nei confronti di un’infezione è non prenderla. Al di là di ogni considerazione, quando sento raccontare fanfaluche del tipo “Che problema c’è? Ce la pigliamo tutti così ci immunizziamo, tanto non è una cosa così pericolosa” mi viene da dire loro: “Andate avanti voi, che mi scappa da ridere”. Ma non mi scappa da ridere per niente nel senso che, perdonatemi, questa mi sembra una più che discreta corbellerìa. Non la risolviamo in questo modo, anche perché il virus quando ha tanta gente su cui lavorare è capace di cambiare ancora e alla grande, come sta già dimostrando. Non vorrei sembrare allarmante, però c’è una nuova variante dal Camerun. Questo virus cambia, le mutazioni sono un evento del tutto casuale, ma se incontra la combinazione giusta si afferma fino a diventare dominante. La cautela è necessaria».

Ci sono Paesi dove il virus circola indisturbato in mancanza di una buona copertura vaccinale. Ritiene che si debba lavorare anche in queste realtà?

«Non se ne esce senza vaccinare tutti: è probabile che la convivenza con questo virus sarà determinata da un rapporto di reiterate vaccinazioni adattate. Le versioni sulla “raffreddorizzazione” del virus, in questo momento, le trovo semplicemente ottimistiche e basta, lasciano ancora il tempo che trovano. Vedremo come butterà, intanto la raccomandazione è una e una sola: prudenza, prudenza, prudenza».

E vaccinarsi.

«E ovviamente vaccinarsi tutti, anche i bambini. Se andiamo a vedere la frequenza delle ospedalizzazioni dei bambini nei recenti bollettini, qualche segnale di allarme salta fuori».

Cosa ne pensa dell’obbligo vaccinale degli over 50?

«Credo sia stato Nino Cartabellotta, che ha sempre lavorato sui numeri in maniera molto seria, a dire: “Troppo poco, troppo tardi”. Francamente sono d’accordo, ma preferisco dire “molto tardi e forse non abbastanza”. Qualcuno potrebbe dire che siamo stati i migliori del mondo nella gestione pandemica, i primi a prendere determinate decisioni, e potrebbe aver ragione, ma tutto questo la dice lunga sull’incapacità dei governo mondiali nell’affrontare con serietà un problema come questo. Un vizio molto comune dei potenti del mondo è quello di focalizzarsi su delle priorità diverse da quelle che punterebbe una persona con competenze di tipo scientifiche. La politica interessa poco al virus».

Questo campionato è ancora lungo e bisogna vincerlo.

«Parlando di calcio, devo dire che l’intervento* dell’amministratore delegato dell’Inter Giuseppe Marotta l’ho trovato interessante e piuttosto equilibrato. Rimandare tutto di una quindicina di giorni non sarebbe stato un errore. Questo non riguarda solo lo sport, ma anche la scuola e altre serie di attività. C’è bisogno di un ridimensionamento generale per cercare di ridurre la diffusione di questa maledetta infezione».

* L’ad dell’Inter Giuseppe Marotta, ai microfoni di Sky Sport, si è detto favorevole alla vaccinazione degli atleti e in parte al rinvio delle partite.

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