Guido Rasi: «L’obbligo vaccinale? È tardi per questa ondata. Con Omicron dobbiamo convivere»
Il professor Guido Rasi, immunologo ex Ema e consulente del commissario all’emergenza Francesco Paolo Figliuolo, in un’intervista rilasciata oggi a La Stampa fa il punto della situazione sulla pandemia e sulla risposta del governo. Partendo dall’obbligo vaccinale, che però non servirà per fermare la quarta ondata: «Per questa è tardi. L’obbligo nasce per Delta, che tuttora occupa l’80 per cento delle terapie intensive con persone che avrebbero dovuto vaccinarsi». Riguardo le multe per i non vaccinati per Rasi «gli obblighi vanno sanzionati, e le multe si possono sempre inasprire, ma consideriamo che con il Super Green Pass sul lavoro si perde lo stipendio e che ci sono già tanti controlli. L’importante è che si continui con il rigore». Mentre il professore non è convinto che Omicron porterà all’immunità di gregge, come ha pronosticato ieri Matteo Bassetti: «Con tante varianti è difficile parlare di immunità di gregge, certo chi si contagerà resterà immune per un determinato tempo. Detto questo, conviene vaccinarsi con tre dosi».
E poi? «Tra vaccinati e guariti andremo verso l’endemizzazione del virus fino alla prossima variante. Se Omicron rimanesse dominante la situazione si stabilizzerebbe, ma lo pensavamo anche per Delta». Per Rasi i vaccini «sono spettacolari perché contrastano bene la malattia e in parte anche il contagio. Trattandosi di un virus aereo non è scontato. Non dimentichiamo che all’epoca ci saremmo accontentati del 50 per cento di efficacia, come per gli antinfluenzali». E non è vero che “durano poco”: «La memoria immunologica dura a lungo e protegge dalla malattia. È la protezione dal contagio che diminuisce e va rinforzata spesso. Difficilmente si troverà un vaccino più efficiente per un virus respiratorio. Si potrebbe sperimentare con un vaccino spray seguito da uno a iniezione per unire l’immunizzazione locale a quella generale. O sperare che con tanti vaccinati il virus finisca ai margini». Riguardo i richiami ogni cinque mesi, infine, «dopo la terza dose servirà una riflessione molto seria alla luce delle varianti, del livello del contagio e della nostra immunità».
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