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Processo Regeni, il giudice ordina nuove ricerche sugli 007 egiziani: «Intervenga il governo»

10 Gennaio 2022 - 15:10 Sara Menafra
Ancora tre mesi per accertare gli indirizzi dei quattro imputati egiziani per l'omicidio del ricercatore italiano

Ci sarà una nuova udienza l’11 aprile sul processo Regeni. Altri tre mesi concessi dal Gup di Roma, Roberto Ranazzi, perché si svolgano nuove ricerche sugli imputati egiziani ancora irreperibili. I carabinieri del Ros avranno altro tempo quindi per verificare i luoghi di residenza e di lavoro dei quattro agenti dei Servizi egiziani imputati nel procedimento, sfruttando l’analisi di banche dati delle forze dell’ordine, elenchi telefonici, social network e fonti confidenziali. Il gup ha poi trasmesso gli atti al governo, da cui si aspettano gli esiti della rogatoria internazionale inoltrata ormai nell’aprile 2019. Fino all’11 aprile l’attesa è anche per possibili «interlocuzioni» tra le autorità italiane e quelle egiziane.

Il primo tentativo di far partire il processo si era fermato lo scorso autunno, il 14 ottobre 2021: udienza in tribunale, dopo aver superato la verifica dell’udienza preliminare davanti al gup, per aprire il processo nei confronti del generale Sabir Tariq, dei colonnelli Usham Helmi, Athar Kamel Mohamed Ibrahim, e del maggiore Magdi Ibrahim Abdelal Sharif, tutti accusati di sequestro di persona e omicidio pluriaggravato. Allora, però, il giudice decise che non si poteva procedere con il processo per difetto di notifica: gli imputati sono residenti in Egitto, paese che ha un accordo di cooperazione giudiziaria con l’Italia. Proprio perché una intesa esiste e il reato è accaduto in Egitto, per dare via al processo con gli imputati assenti il tribunale dovrebbe considerare ragionevolmente certo che questi sanno del processo e hanno deciso di non presentarsi. Il giudice decise che questa ragionevole certezza non c’era e restituì gli atti alla procura perché proseguisse le ricerche.

L’udienza di oggi però non è stata solo un passaggio tecnico. La procura, rappresentata dal procuratore aggiunto Sergio Colaiocco, ha chiesto al tribunale di affidare al governo italiano la responsabilità di cercare i presunti responsabili della morte di Regeni. La ricerca, è la tesi della procura, deve procedere per canali politici e non solo di cooperazione giudiziaria visto anche il ruolo degli agenti. Per questo, ha chiesto che il gup formuli al ministero della giustizia 3 quesiti: una risposta formale alla precedenti rogatorie, che si attivi per sapere se l’ufficio di cooperazione giudiziaria egiziano intenda rispondere oppure no all’Italia ed eventualmente (visto che si da per scontato che le risposte alle due precedenti domande saranno negative) di fare una nuova rogatoria. Quest’ultima richiesta però non è stata accolta dal Gup.

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