De Luca “bocciato” dal Tar: sospesa l’ordinanza della Regione Campania sulla chiusura delle scuole
Il Tar della Campania ha sospeso l’efficacia dell’ordinanza del presidente Vincenzo De Luca che disponeva la chiusura delle scuole fino al 29 gennaio. È stato accolto il ricorso presentato da alcuni genitori e la presidente della quinta sezione del Tar, Maria Abbruzzese, ha fissato la camera di consiglio il prossimo 8 febbraio. Il decreto cautelare del tribunale entrerebbe in vigore da subito, ripristinando la didattica in presenza per le scuole dell’infanzia, elementari e medie e annullando l’ordinanza numero 1 del 7 gennaio, voluta dal governatore per contrastare la recrudescenza dei contagi da Coronavirus.
Il fronte caldo tra Regione e governo Draghi
Lo scontro sulla riapertura delle scuole in Campania non coinvolge soltanto i genitori contrari alla Dad, ma anche il governo centrale. L’avvocatura distrettuale dello Stato, nella sede di Napoli, ha presentato per conto della presidenza del Consiglio dei ministri e dei ministeri dell’Istruzione e della Salute in mattinata l’annunciato ricorso presso il Tar della Campania contro l’ordinanza emessa dal governatore De Luca con cui la Regione ha rinviato il ritorno in classe in tutte le scuole in presenza a fine mese proprio a causa dell’emergenza sanitaria. Ricorso che pure chiede la sospensione dell’ordinanza regionale e che si va ad affiancare a quello già depositato dai legali napoletani Giacomo Profeta e Luca Rubinacci. Ma la contromossa della Regione Campania era già arrivata: con il deposito, come richiesto dallo stesso tribunale, entro e non oltre le 11 di oggi, di «…atti pertinenti e rilevanti a presupposto dell’ordinanza…».
La documentazione depositata dalla Regione
Gli avvocati della regione guidata da De Luca individuano nel report numero 86 della Cabina di Regia Nazionale un pilastro della documentazione depositata a supporto della liceità dell’ordinanza. Già, perché il report delinea uno scenario, per la Campania, «della massima gravità (numero 4)», con la previsione a partire dal 7 gennaio, per le ospedalizzazioni, di una saturazione dei posti letto in 30 giorni «in assenza di immediate e drastiche misure». Ecco il perché della decisione di De Luca, è il ragionamento, che ha optato per la didattica a distanza per ogni ordine e grado, anche alla luce della particolare contagiosità della variante Omicron, dei numeri del contagio tra i più giovani alla vigilia delle feste e delle relative chiusure delle scuole i focolai registrati prima della chiusura natalizia e la considerazione che i tracciamenti sono ormai impossibili.
La Campania, che resta, in questi due anni di pandemia, la regione dove studenti e studentesse meno sono andati a scuola in tutta Italia, aggiunge anche, nella documentazione depositata al tribunale amministrativo, che la percentuale di vaccinati nella popolazione scolastica vaccinata al momento nella scuola primaria e secondaria di primo grado resta bassa. Ma proprio il vaccino è l’unica vera arma contro Covid-19, si sostiene. Per questo la scuola in presenza deve aspettare, lasciando spazio piuttosto a una maggiore diffusione della campagna vaccinale tra i più piccoli ma anche per il personale scolastico. Non solo: 300 dirigenti scolastici, dice la Regione, hanno già comunicato che per loro non è possibile applicare nei rispettivi istituti quanto previsto dal decreto dell’esecutivo del 7 gennaio scorso. Idem le Asl, che – ricorda la Regione al Tar – si dichiarano già sotto grande stress e nell’impossibilità di assicurare i servizi previsti e necessari.
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