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La conferenza stampa di Draghi: «La scuola va protetta. I problemi dipendono dai non vaccinati»

10 Gennaio 2022 - 18:25 Felice Florio
Il presidente del Consiglio ha dato spazio anche alle questioni politiche. Ha sottolineato che il suo governo assume decisioni «in modo diverso rispetto al passato» e si è scusato per la mancata conferenza stampa dopo l'approvazione dell'ultimo decreto Covid

Aveva lasciato interdetta buona parte dell’opinione pubblica l’assenza di una conferenza stampa, dopo l’approvazione dell’ultimo decreto Covid in Consiglio dei ministri. Né il presidente Mario Draghi né il ministro della Salute Roberto Speranza avevano previsto un momento di confronto con la stampa – e quindi con i cittadini -, per spiegare le nuove norme di contrasto alla pandemia. L’esecutivo ha aspettato fino ad oggi – lunedì 10 gennaio -, per indire una conferenza stampa sul provvedimento, entrato in vigore già lo scorso 8 gennaio, con la pubblicazione in Gazzetta ufficiale. Il confronto con i giornalisti a Palazzo Chigi è iniziato diversi minuti dopo l’orario previsto delle 18. Oltre a Draghi e Speranza vi ha preso parte il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi.

«Il governo sta affrontando la sfida della pandemia e di varianti molto contagiose con un approccio diverso rispetto al passato – ha esordito il presidente del Consiglio -. Vogliamo essere cauti ma cercare di minimizzare gli effetti economici, sociali e sui ragazzi, che hanno risentito più di altri le conseguenze delle chiusure. La scuola è fondamentale per la democrazia. Va protetta, tutelata, non abbandonata». Draghi ha ricordato che con l’80% della popolazione italiana che ha completato il ciclo primario di vaccinazione si può adottare un approccio diverso per la lotta al Coronavirus. «La gran parte dei problemi che abbiamo oggi dipende dal fatto che ci sono dei non vaccinati che hanno una probabilità maggiore di sviluppare la malattia e forme gravi della malattia».

Unanimità sull’apertura delle scuole, anche nel Cts

Il presidente del Consiglio ha ricordato che la circolazione del virus «mette di nuovo sotto pressione i nostri ospedali», tornando a ribadire che la responsabilità della saturazione delle strutture ospedaliere è imputabile principalmente ai No vax. Tornando a parlare degli studenti, Draghi ha motivato così la scelta di non rinviare l’apertura delle scuole dopo le festività: «Non ha senso lasciare i ragazzi a casa e poi la sera si vedono comunque per andare in pizzeria o fare sport». Il capo dell’esecutivo ha evitato di entrare in polemica con il presidente della Campania Vincenzo De Luca – per la chiusura delle scuole -, sostenendo che «tutte le decisioni sono state prese con il dialogo continuo e costruttivo con Regioni e Comuni».

Anche Franco Locatelli, presente in conferenza, ha parlato di scuola, escludendo la presenza di voci dissonanti all’interno del Comitato tecnico scientifico. «Da quando ho il privilegio e l’onore di coordinare il Comitato tecnico scientifico, c’è stata sempre una posizione unanime sulla priorità della scuola e sulla tutela della didattica in presenza. Nell’ultima riunione – ha affermato – è stato sottolineato non solo il danno in termini del percorso educativo, ma anche del rischio in termini di strutturazione della personalità dei ragazzi». Il ministro Bianchi, poi, ha invece ricordato che il ricorso alla Dad non ha avuto un grande impatto in termini numerici sul territorio nazionale: «Il 3,07% dei Comuni ha disposto ordinanze di chiusura. Una situazione che non è, quindi, dilagata».

Per Draghi «le divergenze in maggioranza non hanno ostacolato l’azione di governo»

In una postilla iniziale Draghi ha detto di non voler rispondere «ad alcuna domanda che riguardi immediati sviluppi, il Quirinale o altre cose». Non ha eluso, però, la questione della coesione del governo. Il presidente ha detto di ritenere le «diversità di opinioni di una maggioranza così grande» non un limite all’azione dell’esecutivo. «L’esperienza di questi 11 mesi è stata esperienza di una maggioranza molto grande, in cui occorre accettare diversità di vedute, ma non la mediazione a tutti costi. Ma per alcuni provvedimenti molto importanti l’unanimità è importante purché il risultato abbia senso. È chiaro che ci sono divergenze e diversità di opinioni ma non sono mai state di ostacolo all’azione di governo».

Una frecciatina, forse non voluta, Draghi l’ha riservata all’esecutivo che l’ha preceduto: «Si dice che Draghi non decide più, ma questi ministri qua oggi stanno dimostrando che la scuola aperta è una priorià. Questo non è il metodo con cui si decideva in passato». Scuola che per il governo deve restare aperta anche perché – ricordato Bianchi in conferenza stampa -, «ad oggi i docenti assenti perché positivi o in quarantena sono il 6%, gli studenti il 4,5%». I docenti sospesi perché non vaccinati, invece, costituiscono lo 0,72% di tutto il personale. Il presidente del Consiglio, per corroborare la linea aperturista, ha ribadito che «in media in Italia abbiamo avuto, nel 2020, 65 giorni di scuola regolare persa a causa del Covid, rispetto ad una media dei paesi più ricchi del mondo dove la didattica non in presenza è stata di 27 giorni».

Le ragioni scientifiche alla base dell’obbligo vaccinale

Il ministro Speranza, per spiegare i motivi che hanno portato il governo a introdurre l’obbligo vaccinale per gli over 50, ha portato in conferenza stampa alcuni dati: «L’ultimo decreto fa fare un passo avanti importante al nostro Paese: oggi siamo all’89,40% di over 12 con prima dose, quindi non è vaccinato poco più del 10% di over 12». I non vaccinati, però, «occupano i due terzi di posti in intensiva e il 50% in area medica, quindi vogliamo ridurre i non vaccinati per ridurre la pressione sugli ospedali». L’obiettivo, per il titolare del dicastero della Salute, è dunque quello di ridurre l’area dei No vax. Locatelli ha ricordato invece che la dose booster offre una copertura vaccinale dell’88%, mentre il ciclo primario del 65%.

«Su 100mila persone ci sono 23,2 persone che vanno in intensiva e sono i non vaccinati – ha aggiunto Speranza -. Quando si va ai vaccinati con due dosi da piu’ di 4 mesi, il dato passa da 23 a 1,5, quindi crolla clamorosamente e scende a 1 quando la vaccinazione avviene in ciclo primario entro 4 mesi e col booster si va a 0,9, secondo un grafico Iss. Se vogliamo ridurre la pressione sugli ospedali e salvare vite umane e se vogliamo favorire la ripartenza economica e sociale del paese la strada prioritaria e’ ridurre l’area dei non vaccinati. E questa e’ una scelta che ha piena evidenza scientifica».

Nessuno scostamento di bilancio all’orizzonte e le scuse per la mancata conferenza stampa del 5 gennaio

Il presidente del Consiglio ha risposto a chi domandava se il governo prevedesse ulteriori sostegni ai settori in crisi sostenendo che le legge di Bilancio appena approvata «già contiene degli stanziamenti per i settori in difficoltà». L’invito di Draghi è stato quello di utilizzare gli strumenti già varati. Solo in futuro, «valuteremo se servono altre risorse. Non abbiamo riflettuto se sia necessario uno scostamento di bilancio». Il capo dell’esecutivo ha replicato così a quelle stesse forze di maggioranza che negli ultimi giorni hanno invocato nuovi sostegni. Tuttavia, Draghi ha preannunciato ulteriori provvedimenti per far fronte al caro bollette. «La legge di bilancio ha già stanziato 3,5 miliardi – ma -, sono previsti altri provvedimenti nel trimestre successivo e nei mesi a seguire. La via dl sostegno governativo è importante ma non può essere l’unica».

Il presidente del Consiglio italiano ha detto di voler chiedere a chi ha fatto «grandi profitti dall’aumento del prezzo del gas» di condividere i guadagni con il resto della società. Poi, in chiusura, ha spiegato come mai, dopo l’ultimo Consiglio dei ministri, non è stato fatto il punto con i giornalisti. «Questa conferenza stampa avviene come risposta alle critiche che il governo e io abbiamo ricevuto per non averla fatta il giorno in cui il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto. Ci sono molti motivi di carattere più circostanziale, ma c’è stato da parte mia una sottovalutazione delle attese che tutti avevano per quella conferenza stampa, per cui mi scuso e vi chiedo di considerare questo un atto riparatorio, spero che sia adeguato – ha concluso Draghi -. Alla prossima».

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