Novak Djokovic: perché il tribunale australiano gli ha dato ragione e cosa succede adesso
La decisione del giudice Anthony Kelly, che ha dato ragione a Novak Djokovic contro il governo australiano, potrebbe non costituire la fine della vicenda del campione di tennis No vax. Mentre i suoi sostenitori esultano, il legale dell’esecutivo Christopher Tran ha sottolineato che il ministro dell’Immigrazione, Alex Hawke, sta considerando di usare i suoi poteri speciali per espellere comunque Djokovic. Se ciò dovesse accadere, il caso potrebbe tornare di nuovo in tribunale perché Djokovic rischierebbe di essere bandito dall’Australia per tre anni se il ministro decidesse di annullare nuovamente il visto. Intanto però la corte ha deciso che Djokovic può essere rilasciato dopo che il giudice ha constatato irragionevolezza nel modo in cui il responsabile alla frontiera ha preso la decisione di cancellare il visto del tennista.
Cosa succede in Australia
Il ministro ha quattro ore di tempo per procedere nonostante la sentenza del tribunale. Ma ha già ricevuto un altolà da Kelly: «Se il ministro sceglie di utilizzare la sua discrezione personale per annullare nuovamente il visto, mi ritengo molto preoccupato per il potenziale esito», ha detto il giudice. La scorsa settimana, dopo la cancellazione del visto di Novak Djokovic, il primo ministro Morrison aveva affermato che «le regole sono regole» e che tutti dovevano seguirle. Il giudice gli ha di fatto risposto per le rime durante l’udienza, motivando la decisione di ridare il visto al serbo: «Tutti giochiamo secondo le stesse regole». Il quotidiano di Melbourne The Age precisa che Hawke potrebbe comunque non applicare i 3 anni di divieto di rientro nel Paese previsti dalla legge sull’immigrazione in queste circostanze.
Il ministro, che secondo fonti del giornale sta considerando la cancellazione del visto, può farlo se ritiene che la persona ponga “un rischio per la salute, la sicurezza o l’ordine pubblico della comunità australiana o di una parte di essa” o per “la salute e la sicurezza di uno o più individui”. Secondo il fratello Djordje, dalle ultime informazioni emergerebbe che le autorità australiane sarebbero orientate a impugnare la decisione del giudice e a ribadire il divieto di ingresso nel Paese per il campione serbo. «Le ultime informazioni dicono che lo vogliono bloccare. Attualmente ci stiamo consultando con gli avvocati», ha detto Djordje Djokovic alla tv privata serba Prva. «Novak è con i suoi legali nella sede del tribunale e esamina tutte le opzioni. È stata una grande sconfitta per le autorità australiane, e per questo accusano il colpo», ha concluso
La difesa del campione
Intanto tra i vari documenti che il Tribunale federale australiano ha pubblicato dopo la sentenza che ha ridato il visto a Novak Djokovic, ribaltando la decisione del governo c’è la trascrizione delle prime dichiarazioni di Djokovic alla Border Force appena sbarcato a Melbourne. Nelle dichiarazioni, riportate dal Guardian, Djokovic ha confermato di aver avuto due volte Covid-19 e di non essere vaccinato.
Poliziotto: Quali sono stati i motivi per cui arrivi in Australia oggi?
Djokovic: Sono un tennista professionista e il motivo principale per cui vengo in Australia è la partecipazione agli Australian Open a Melbourne, Victoria.
Poliziotto: Grazie. Ora domanda sulla tua vaccinazione, sei vaccinato?Djokovic: Non sono vaccinato.
Poliziotto: Per COVID-19? Non sei vaccinato?
Djokovic: Non sono vaccinato.
Poliziotto: Grazie. Hai mai avuto il COVID?
Djokovic: Sì.
Poliziotto: Quando l’hai avuto?
Djokovic: Ho avuto il COVID due volte, ho avuto il COVID a giugno 2020 e ho avuto il COVID di recente, sono risultato positivo al tampone Pcr il 16 dicembre 2021″.
Le parole di Djokovic
Agli atti c’è anche la dichiarazione di Djokovic dopo che il tennista ha appreso che sarebbe stato portato all’hotel: «Sono sorpreso che non ci siano informazioni sufficienti sul motivo stesso per cui mi è stata concessa l’esenzione medica dal panel medico indipendente dello stato del Victoria che ha confermato che ho soddisfatto i criteri per entrare in Australia in base, ai criteri che hanno imposto che non è sul foglio che mi hai letto e cioè se ho avuto un test Covid PCR positivo nei sei mesi precedenti, e posso fornire il test PCR negativo e la quantità sufficiente di anticorpi, quindi mi viene concesso l’accesso ed è esattamente quello che è successo durante l’intero processo. Quindi abbiamo fornito la documentazione medica: il 16 novembre (probabilmente qui il tennista intende dicembre, ndr) ero positivo alla PCR, il 22 ero negativo. Ho inviato l’analisi del sangue per i miei anticorpi e ne avevo una quantità sufficiente e mi è stato concesso l’accesso in Australia e ho ricevuto la documentazione che supportava la mia esenzione medica e la dichiarazione di viaggio proveniente dal governo federale».
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