Il traffico di tessere sanitarie, i Covid party e i falsi tamponi: le truffe dei No vax per il Green pass
C’è chi si fa registrare falsi test positivi da farmacisti compiacenti. Per poi “tornare” in un batter d’occhio negativo e chiedere il Green pass. Ma c’è anche chi prova a farsi contagiare davvero incontrando positivi a pagamento. Infine c’è la truffa della tessera sanitaria. Funziona così: una persona si presenta a fare il test del tampone rapido in farmacia. Mostra una tessera sanitaria non sua. Riceve il risultato positivo, pronto per essere inviato alla Asl. Poi va in altre farmacie, sempre con tessere sanitarie di altri, e si fa ancora registrare come positivo. Dieci giorni dopo i veri titolari delle tessere si presenteranno a fare un tampone e con il risultato negativo in tasca potranno avere il Green pass.
Tamponi falsi
La nuova frontiera delle truffe dei No vax per ottenere la Certificazione Verde Covid-19 prende spunto proprio dall’affollamento di test di questi giorni. Nelle farmacie prese d’assalto dai cittadini, spiega oggi Repubblica, ormai nessuno più chiede la carta d’identità per verificare la corrispondenza con la tessera sanitaria. L’importante è che i due (o più…) protagonisti della truffa abbiano lo stesso sesso e un’età compatibile con quella che si legge sui documenti. A quel punto il gioco è fatto. Un altro metodo è tentare di corrompere il farmacista. Ma è più rischioso ed espone a conseguenze legali importanti. Di certo, aggiunge il quotidiano, oggi il mercato dei Green pass, soprattutto su Telegram, è fiorente: da 250 a 500 euro per ottenerne uno. Ma con la possibilità di sconti famiglia.
E non è l’unico metodo. Un altro meccanismo lo ha spiegato nei giorni scorsi il membro del Comitato Tecnico Scientifico Fabio Ciciliano al Corriere della Sera. Test positivo, magari falso, poi negativo ed ecco il Green pass. Anche se il giochino contribuisce a far saltare il tracciamento dei casi necessario per combattere la pandemia: «Sono comportamenti disonesti e sanzionabili penalmente». Qualcuno ci prova anche con i test fai-da-te. Quelli che secondo un altro componente del Cts, Fabio Ciciliano, dovrebbero essere dichiarati da professori e genitori. Che invece a volte non lo fanno per evitare la quarantena. In questo caso c’è chi telefona al medico di base mandandogli una foto del risultato e chiedendogli di certificare così la sua positività. Il dottore pensa che così il paziente eviterà di uscire da probabilmente positivo per fare un tampone. Attesta il contagio. Senza sapere che la foto è falsa o riciclata da un vero positivo.
I Covid party
Poi ci sono i Covid party. In tanti sono disponibili a pagare per infettarsi. Convinti che con la variante Omicron i rischi siano meno gravi rispetto alla Delta. Ed ecco allora i Coronaparty, che si stanno ormai diffondendo ovunque, soprattutto tra i più giovani. E, aggiunge ancora Repubblica, c’è anche chi prova a sbrigarsela da solo. Come? Bussando alla porta del vicino di casa positivo in isolamento. Oppure affidandosi ad annunci sul web. Sulla chat “Casual Coronavirus party” c’è chi scrive: «Cerco positive a Verona». Oppure: «Cerco di positivizzarmi, disponibile a pagare e spostarmi ovunque. Vi prego aiutatemi». Puntuale arriva il contagiato in soccorso: «Sono positivo e vivo in Toscana. Contattatemi pure».
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