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Vaccinarsi una volta l’anno sarà normale: «Come per l’influenza, ma bisogna capire se i booster fanno male»

14 Gennaio 2022 - 05:58 Redazione
Vespignani: «Rafforzare le campagne vaccinali». Marino (Pfizer): «I richiami vanno fatti nei tempi giusti»

Vaccinarsi una volta l’anno contro il Coronavirus diventerà la normalità. Come per l’influenza. Alessandro Vespignani, che lavora alla Northeastern University di Boston, oggi in un’intervista al Corriere della Sera parla della querelle sui dati del bollettino: «Cominciamo col dire che i dati sono tutti importanti. Qualunque risposta alla pandemia vive di dati e non averli sarebbe come guidare a fari spenti di notte. Dopodiché il modo in cui vengono comunicati è un’altra questione. Ma non credo che la scelta migliore sia la censura. I cittadini vanno trattati con rispetto. Non sono i dati che creano scompiglio, ma semmai il tipo di comunicazione che li gestisce. La comunicazione dovrebbe essere più istituzionale, trattando il cittadino da persona matura».

Pandemia ed epidemia

Poi spiega che vaccinarsi diventerà un rito da effettuare una volta l’anno: «Sono due anni che viviamo con questo virus. E nonostante l’attuale ondata di casi alimentati da Omicron stia battendo ogni record, molto è cambiato dall’inizio della pandemia. L’impatto dei vaccini, i diversi trattamenti antivirali in arrivo ci fanno essere ottimisti. Ma tutti dovremmo aver imparato che il modo migliore per evitare sorprese è prepararsi. Diventa allora importante rafforzare le campagne vaccinali, pensando anche a richiami che siano aggiornati rispetto alle varianti. Inoltre vanno sviluppate le infrastrutture per il sequenziamento, in modo da monitorare l’evoluzione del virus. Ancora: occorre investire nella sanità pubblica e nel sistema sanitario che esce sfinito da questi due anni di pandemia».

Della stessa opinione è Valentina Marino, direttrice medica di Pfizer, in un colloquio con La Stampa: «L’ipotesi principale è che la pandemia diventi un’epidemia e richieda un richiamo all’anno per alcune categorie. Ci sono poi la speranza che il virus scompaia e la preoccupazione che muti richiedendo un aggiornamento del vaccino». Quello per Omicron è in lavorazione: «Lo studio darà i primi risultati a marzo e se dimostrasse che l’aggiornamento fosse efficace andrebbe poi valutato dalle autorità regolatorie». Il problema è quanto la nuova variante sfugga ai vaccini: «Lo stiamo studiando, come cerchiamo di capire se Omicron diventi dominante. Se così fosse la quarta dose potrebbe essere già quella aggiornata. Oppure si potrebbero fare due vaccini contemporaneamente, a seconda della prevalenza della variante nel Paese. Il bello della tecnologia a mRna è che si adatta facilmente alla mutabilità del virus».

L’efficacia della dose in più

E non ha deluso per la brevità dell’immunità: «I vaccini antinfluenzali durano di più? Contro un virus aereo e mutevole non c’è una ricetta perfetta. I vaccini a mRna non sono la panacea di tutti i mali, ma semplicemente aiutano molto a proteggersi». Infine, riguardo la possibilità che dosi continue facciano male: «Il tema esiste e non è scontato ripeterle continuamente. L’Ema stessa ricorda che i richiami vanno fatti nei tempi giusti: per la terza dose sei mesi e poi ogni anno. Con Omicron si anticipa a cinque per una valutazione rischi-benefici diversa, così come si potrebbe fare se arrivasse un’altra variante».

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