Le teorie infondate del Nobel Luc Montagnier su antibiotici e vaccini al raduno No Green pass di Milano
Durante la manifestazione di Milano del partito di Gianluigi Paragone, ItalExit, è intervenuto il Premio Nobel Luc Montagnier per parlare di Covid-19 e di vaccini. Secondo quanto dichiarato dal professore francese, che da anni abbraccia numerose tesi antiscientifiche contestate dai suoi stessi colleghi, gli antibiotici avrebbero un ruolo fondamentale nella lotta contro la Covid-19. In merito ai vaccini inizialmente afferma, non sono l’unico rimedio contro il virus, per poi sostenere che «non proteggono assolutamente» e che potrebbero creare danni a livello neurologico, alimentando le teorie No vax.
Per chi ha fretta:
- Luc Montagnier sostiene che vi sia un recente studio italiano che dimostrerebbe un legame tra i virus e dei batteri intestinali, una teoria che lo porta ad affermare la presunta utilità degli antibiotici contro la malattia.
- Luc Montagnier aveva citato lo stesso studio già nell’agosto del 2021, come da lui stesso raccontato in un’intervista dell’epoca.
- Lo studio italiano sostiene che il virus potrebbe essere batteriofago, ma senza dimostrarlo.
- La teoria del virus batteriofago risale al 2020, già smentita dagli esperti.
- Luc Montagnier fa riferimento a un presunto collegamento tra i vaccini e le malattie neurodegenerative, una teoria priva di fondamento già trattata in passato da Open Fact-checking.
Analisi
A Open Fact-checking abbiamo trattato diverse affermazioni del prof. Luc Montagnier fin da prima della Pandemia. Il Nobel ha affermato che l’acqua avesse memoria, sostenendo la validità dell’omeopatia, ovvero una pseudo-scienza conclamata. Con l’emergere del nuovo Coronavirus ha subito sostenuto la tesi del virus creato in laboratorio con innesti di Hiv, basandosi su un’analisi priva di fondamento scientifico. Non solo, per Montagnier le varianti Covid – compresa Omicron -, si originerebbero a causa delle vaccinazioni.
Secondo quanto spiegato da Montagnier a Milano, gli antibiotici non servirebbero propriamente contro il virus, ma contro dei batteri intestinali che sarebbero «pieni di virus», pertanto il problema andrebbe risolto «anche con un’alimentazione corretta e l’igiene». La presunta scoperta sarebbe stata fatta da una «equipe italiana», secondo Montagnier, attraverso dei «lavori recenti che non sono ancora stati pubblicati». Cita il nome di uno degli autori della ricerca che, come abbiamo appreso, diffonde queste teorie da inizio 2021.
Il tema degli antibiotici nella Covid-19
La Covid-19 è dovuta a concomitanza con una infezione batterica? Del pericolo che in certi casi la malattia si aggravasse a causa dell’azione parallela di batteri si era parlato fin dalle origini della Pandemia. E in quel caso avrebbe senso somministrare anche degli antibiotici. Il discorso di Montagnier invece sembra generalizzare questa fattispecie a tutti i casi Covid. Lo fa citando il lavoro di Didier Raoult, definito «pescatore di microbi», noto proprio per il suo trattamento infondato a base di idrossiclorochina e azitromicina.
Ricordiamo brevemente, come spiegato in precedenti articoli, che questo genere di protocolli non solo non risultano efficaci, ma comportano anche notevoli rischi, tanto che meta-analisi apparsa su Nature mostra rivela l’associazione di questo genere di trattamenti con una mortalità più alta. Con buona pace di chi – anche sul palco -, ha parlato a più riprese di «sieri sperimentali» i cui danni nel lungo periodo dovrebbero essere studiati da Montagnier in persona, così almeno ha affermato il Nobel intervistato da Paragone.
Oggi l’antibiotico azitromicina non è reperibile nelle farmacie, proprio per l’abuso ingiustificato che ne è stato fatto anche grazie alle cosiddette «cure domiciliari» proposte da alcuni gruppi di medici, venendo a mancare a chi ne ha veramente bisogno. Secondo quanto affermato da Paragone, un «ricercatore» come Montagnier «non cambia mai idea», una definizione di «buon ricercatore» che inverte la regola base del metodo scientifico, dove le idee possono cambiare continuamente, perché chi fa ricerca deve riconoscere i dati accertati, specialmente se vanno contro le proprie convinzioni.
SARS-CoV-2 si moltiplica nel microbiota intestinale?
Oltre al collega francese Didier Raoult, Montagnier cita a sostegno della “tesi batterica” dei «lavori recenti che non sono stati ancora pubblicati» ad opera di una «equipe italiana». Cita il nome di uno degli autori, il dott. Carlo Brogna, che risulta essere co-autore di un paper apparso su F1000Res nel maggio 2021 (tradotto in italiano qui), basato su un unico caso di studio, come riportato nel paragrafo «Discussione», che suggerisce una ipotesi alquanto insolita, ovvero che SARS-CoV-2 si moltiplichi nel microbiota intestinale:
Le prove scientifiche del coinvolgimento dei microbioti umani nello sviluppo della malattia COVID-19 sono state riportate di recente. Abbiamo elaborato ulteriormente questi risultati e raccolto dati sulla relazione tra i batteri fecali, isolati dalle feci dei pazienti affetti da COVID-19, e la SARS-CoV-2. I risultati preliminari suggeriscono che la SARS-CoV-2 si replica in un terreno di crescita batterica inoculato con un campione di feci di un paziente infetto e che la replicazione segue la crescita batterica.
Il tutto è stato svolto in vitro, senza accenno a campioni di controllo. Inoltre, non vi è traccia di un fenomeno del genere nel resto della letteratura scientifica. Lo riconoscono gli stessi ricercatori:
Non è chiaro se il genoma della SARSCoV-2 possa essere replicato solo dalla sua RNA polimerasi – concludono gli autori -, o se si verifichi la produzione di veri e propri virus della SARS-CoV-2 all’interno dei batteri […] potrebbe essere possibile anche l’interazione tra la SARS-CoV-2 e altre cellule eucariotiche presenti nei campioni di feci, in cellule umane primis. È stata considerata la possibilità che i nostri risultati siano in realtà dovuti alla replicazione della SARS-CoV-2 nelle cellule umane presenti nei campioni fecali originali.
In conclusione facciamo alcune osservazioni sulla rivista in cui è apparsa la ricerca, F1000Res, la quale ha ospitato diversi articoli controversi per metodo e qualità della peer-review. Uno in particolare sul vaccino Priorix Tetra, sostenuto dall’associazione Corvelva, nota per contestare le vaccinazioni (trovate una analisi del professor Enrico Bucci qui). La rivista ha ospitato anche i lavori di altri ricercatori molto apprezzati negli ambienti No vax, come Paolo Bellavite e Alberto Donzelli (ne parliamo qui). Diversi casi di disinformazione trattati nel progetto Open Fact-checking si basavano del tutto o in parte su paper della stessa rivista (potete approfondire qui e qui).
Luc Montagnier e lo studio non «recente»
Il Premio Nobel afferma che a scoprire il presunto legame tra Sars-CoV-2 e i batteri sarebbe un lavoro recente di una equipe italiana. In realtà, lo stesso Montagnier aveva citato quel lavoro in un precedente intervento a Firenze dell’agosto 2020:
Un altro gruppo di studio italiano ha dimostrato che nell’origine del virus c’è anche un co-fattore batteriale, e proprio per tale motivo, questo tipo di procedura stimola delle reazioni che impediscono la trasmissione del virus. Per lo stesso motivo ci sono anche degli degli antibiotici come l’azitromicina che, se somministrati all’inizio dell’infezione, possono portare alla guarigione dal covid.
Il Sars-CoV-2 come virus batteriofago?
In un’intervista pubblicata da Affaritaliani il 1 febbraio 2021, il dott. Carlo Brogna afferma che il Sars-CoV-2 «è anche un virus batteriofago». Nel paper leggiamo quanto segue:
I dati qui riportati suggeriscono un possibile comportamento “batteriofago” della SARS-CoV-2, che a nostra conoscenza non è mai stato osservato o descritto prima.
Le teorie sui batteri e il Sars-CoV-2 non sono nuove, se ne erano occupati i colleghi francesi di CheckNews in un articolo del 22 aprile 2020 dal titolo «Covid-19: è vero che il batterio Prevotella ha un ruolo nel contagio?». Rémy Burcelin, responsabile dell’Inserm presso l’Istituto di Malattie Metaboliche e Cardiovascolari di Tolosa, in un articolo de Le Monde del 24 aprile 2020 afferma che la teoria del virus batteriofago sia del tutto inesatta, sostenendo il seguente paragone: «Sostenere che il virus Sars-CoV-2 si comporterebbe come un batteriofago, sarebbe come dire che una gallina comincerebbe ad allattare un capretto». Non solo, spiega anche il perché dell’infondatezza: «Il batteriofago è un virus che ha un capside estremamente piccolo, fatto di proteine che non hanno nulla a che fare con il coronavirus. Il batteriofago è più potente e riconosce un sottotipo di batteri estremamente preciso e minoritario. Non riesce a riconoscere un’intera famiglia come la “Prevotella”».
Luc Montagnier e gli antibiotici
Quella degli antibiotici contro il Sars-CoV-2 non è l’unica teoria di Luc Montagnier. In passato, infatti, era arrivato a sostenere che questi fossero utili persino contro l’autismo. Anche all’epoca, una teoria priva di fondamento scientifico. Ecco quanto riportato da Queryonline.it in un articolo del 2020:
Non soddisfatto di simili incursioni parascientifiche, nel 2012 Montagnier ha dato ancora libero sfogo alla sua fantasia. Invitato alla Camera del Parlamento italiano per presentare un suo libro, Montagnier ha pronunciato dichiarazioni per lo meno imbarazzanti. [15] Ha infatti affermato che l’autismo potrebbe avere un’origine infettiva (se batterica o virale non è dato sapere) e che il trattamento dei bambini con antibiotici potrebbe dare risultati positivi (osserviamo che, nel caso di infezioni virali gli antibiotici sono comunque inefficaci). L’infezione, secondo il premio Nobel, produrrebbe stress ossidativo che sarebbe la vera causa dell’insorgenza dell’autismo nei bambini e delle malattie neurodegenerative (Parkinson e Alzheimer) negli adulti. Da qui la necessità di assumere dosi massicce di antiossidanti, come quelli contenuti nei suoi estratti di papaya. Lo stress ossidativo, infine, sarebbe favorito dall’uso dei telefoni cellulari.
Vaccini e malattie neurodegenerative
Come avevamo spiegato in un articolo precedente, per il Nobel i vaccini a mRNA porterebbero alla produzione di una Spike tossica, legata a patologie neurodegenerative, che i vaccinati dovrebbero sviluppare nel lungo periodo. Montagnier sposa anche l’idea che i vaccini modifichino il nostro DNA; una tesi molto popolare negli ambienti No Vax. Ne abbiamo parlato spesso (qui, qui e qui):
Luc Montagnier sostiene che «L’RNA è una totale incognita». Non risulta corretto, in quanto la tecnologia utilizzata non è affatto nuova e trova riscontro in numerosi studi avviati molto prima della pandemia Covid-19. Come riportato dal Prof. Alberto Mantovani, Direttore Scientifico di Humanitas e Presidente di Fondazione Humanitas per la Ricerca, gli scienziati che hanno messo a punto i vaccini Moderna e Pfizer «lavoravano da 20 anni sulla terapia genica e sui vaccini a RNA messaggero (mRNA) ma con altri obiettivi: trovare una cura per i tumori». Non solo, il merito della scoperta di tale tecnologia va attribuito alla biochimica ungherese Katalin Kariko (ne parliamo qui) che dal 2014 ricopre la carica di vicepresidente della BioNTech RNA Pharmaceuticals. Fino a oggi, nessuno degli studi condotti sulla tecnologia a mRNA ha rivelato problemi come quelli paventati da Luc Montagnier.
Conclusioni
Luc Montagnier, durante il suo intervento dal palco milanese, non riporta alcuna novità in merito alle teorie già precedentemente diffuse e smentite sul Sars-CoV-2 e i vaccini.
Aggiornamento:
Poco più di un’ora dopo la pubblicazione del nostro articolo, il senatore Paragone ha tenuto insieme a l Premio Nobel Montagnier una diretta Facebook per rispondere e “smentire” l’analisi (la potete visionare qui). Nessuno dei temi trattati nell’articolo è stato discusso durante diretta, fornendo domande generiche al prof. Montagnier che ha risposto così: «Sono dei fatti, non delle teorie. Qualsiasi medico che tratta dei pazienti infettati da questa variante vede che è curabilissima con dei semplici antibiotici, per cui è un fatto e non una teoria».