Bimba precipitata a Torino, il patrigno al gip: «Stavamo giocando sul balcone, non so come sia potuto succedere»
Il tentativo di salvarla con un intervento neurochirurgico urgente è stato vano. Fatima, una bimba di tre anni, è morta dopo essere precipitata da un palazzo in via Milano, nel centro di Torino, alle 21.45 circa del 12 gennaio. A provocarne la caduta il suo patrigno, il 32enne Azhar Mohssine. «Giocavo con Fatima sul balcone. La lanciavo in aria e la riprendevo, con la mamma che ci guardava da sotto. Non so come sia potuto accadere», ha raccontato al gip Agostino Pasquariello nell’interrogatorio di garanzia. L’uomo è stato fermato subito dopo l’accaduto, in stato di ubriachezza. Mohssine ha ammesso al gip di aver assunto hashish e bevuto qualche bicchiere, sostenendo però «di non aver mai perso lucidità». L’uomo, accusato di omicidio volontario con l’aggravante del dolo, è stato intanto condannato a otto mesi – al termine di un processo celebrato con il rito abbreviato – per il possesso di circa 50 grammi di hashish.
La ricostruzione
Mohssine non abitava con la mamma della bambina, la 41enne Lucia Chinelli. La sera dell’incidente, la bambina sarebbe arrivata da sola nell’abitazione del patrigno, al piano di sopra, indossando un pigiama e delle calze antiscivolo. Mohssine si trovava all’interno della casa insieme ad alcuni amici. A quel punto, avrebbe preso la bambina in braccio portandola sul balcone per farle salutare la madre, uscita sul ballatoio al piano di sotto. Poi, avrebbe iniziato a lanciarla in aria in quel gioco terminato con la caduta della bambina al pian terreno. Il legale dell’uomo, Alessandro Sena, ha chiesto di convertire l’ipotesi di reato in omicidio colposo.