Caso Djokovic, Kyrgios e i (pochi) colleghi che lo difendono: «Non dava fastidio a nessuno»
Novak Djokovic è su un volo Emirates e tra qualche ora atterrerà a Dubai. Poi farà ritorno in Serbia: «Mi prendero un po’ di tempo per riposarmi e riprendermi». Ma la vicenda che ha visto il numero uno dell’Atp lottare con le autorità australiane per restare sul suolo dell’altro emisfero e giocare all’Australian Open è tutt’altro che conclusa. A parte gli striscichi giuridici, il circuito tennistico è ancora sconvolto dalla diatriba tra quello che è probabilmente l’atleta No vax più famoso al mondo e uno degli Stati più rigidi in materia di immigrazione. Intanto, tra i colleghi più conosciuti a schierarsi dalla parte del serbo è Nick Kyrgios, che Djokovic ha ringraziato per essersi schierato dalla sua parte. Il tennista australiano, poche ore prima del verdetto definitivo, aveva chiesto agli altri giocatori del circuito di difendere il numero uno del ranking. «Il premier Hawke ha detto che è una minaccia per i nostri confini. Non lo è invece. È qui solo per giocare a tennis, non dà fastidio a nessuno», ha detto Kyrgios. «Mi sono vaccinato per gli altri e per la salute di mia madre, ma penso che il modo in cui sia stata gestita la vicenda Djokovic sia stato sbagliato. Nonostante tutti i titoli dei giornali, è ancora uno dei nostri più grandi campioni e, alla fine, è umano. Dobbiamo fare di meglio».
I commenti di Pospisil e Cornet
Mentre sfumava la possibilità di Djokovic di vincere il 21 Slam della carriera e il decimo titolo di Melbourne, è arrivata anche la solidarietà del canadese Vasek Pospisil: «Novak non sarebbe mai andato in Australia se non gli fosse stata data un’esenzione per entrare nel Paese dal governo. Avrebbe saltato gli Australian Open e sarebbe rimasto a casa con la sua famiglia e nessuno avrebbe parlato di questo caos». Anche Pospisil come Kyrgios ha criticato le ingerenze politiche nella decisione di espellere il tennista. «C’è stata un’agenda politica in gioco qui con le elezioni in arrivo, nulla di più ovvio. Non ha forzato la mano per entrare nel Paese e non ha giocato secondo le proprie regole: lui era pronto a restare a casa se non avesse ricevuto l’esenzione». Sostegno al serbo è arrivato anche dalla numero 61 del ranking Wta. La tennista francese Alizé Cornet ha mostrato sconcerto per il mancato appoggio è stato dato a Djokovic da parte dei colleghi: «Conosco troppo poco per giudicare la situazione. Quello che so è che Novak è sempre il primo ad alzare la voce per i giocatori. Ma nessuno di noi l’ha fatto per lui. Sii forte. E, per favore, non chiamatemi No vax! Grazie».
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