Partygate, il piano di Johnson per uscire dallo scandalo: tutti i punti dell’operazione “Red Meat”
Quiz natalizi, vini stappati in terrazza e anche una festa il giorno prima dei funerali del Principe Filippo. Sotto il nome di Partygate la stampa britannica sta raccogliendo tutte le segnalazioni delle feste organizzate da Boris Johnson e il suo staff fin dall’inizio della pandemia di Coronavirus. Una lunga serie di eventi in cui le regole del lockdown venivno rigorosamente infrante. Dopo una serie di scuse non proprio solide – a partire da «pensavo fosse un evento di lavoro» – ora Johnson ha deciso di passare a un piano di azioni più concreto per cercare di rinsaldare la sua leadership. Il Sunday Times ha ribattezzato questo programma Operation Red Meat, Operazione Carne Rossa. Nella lista delle cose da fare ci sono una lunga serie di mosse, tutte dall’impatto popolare. O populista, dicono i critici.
Le nuove misure riguardano diversi temi da sempre discussi nei corridoi del Palazzo di Westminster. Si parte con il controllo dei confini della Manica che ora dovrebbe essere affidato direttamente all’esercito, così da rendere ancora più severe le limitazioni per chi cerca di accedere all’isola dall’Europa. Ci sono poi alcune norme che dovrebbero riguardare la formazione professionale per circa 1,5 milioni di persone al momento senza lavoro. E poi dovrebbero esserci anche norme sulla sanità: dagli investimenti nel pubblico fino all’eliminazione delle norme per limitare la diffusione del Coronavirus entro il 26 gennaio.
Oltre a questo pacchetto, sono in preparazione anche norme più di facciata. Pare che sia nei piani un eccezionale divieto per impedire ai dipendenti di Downing Street di consumare alcool sul luogo di lavoro. E ancora, dovrebbe esserci lo stop al canone della Bbc per due anni. Al momento la tassa per la televisione pubblica britannica è stata fissata a 159 sterline all’anno. Se l’operazione Red Meat è quella dedicata agli elettori, ne esiste però un’altra tutta interna ai palazzi. La stampa britannica l’ha chiamata operazione Save Big Dog: dopo gli scandali sembra infatti che i membri dello staff di Downing Street siano pronti a dimettersi per allentare le pressioni sul premier. Fra le posizioni in bilico ci sono quelle di Martin Reynolds, segretario privato di Johnson e il suo vice Stuart Glassborow.
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