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Rasi: «La quarta dose? Non ha senso mantenere il sistema immunitario sempre attivato»

17 Gennaio 2022 - 06:18 Redazione
Il professore di immunologia: «Abbiamo una memoria che ci aiuta anche quando gli anticorpi calano. Forse non sarà in grado di evitare l’infezione, ma la malattia grave sì»

Il professor Guido Rasi, ex Ema e oggi consigliere del commissario Figliuolo, dice in un’intervista a Repubblica che la quarta dose di vaccino contro il Coronavirus potrebbe non servire. Ed è scettico anche sulla possibilità di un richiamo permanente dei vaccini: «Non ha senso mantenere il sistema immunitario continuamente attivato. Abbiamo una memoria che ci aiuta anche quando gli anticorpi calano. Forse non sarà in grado di evitare l’infezione, ma la malattia grave sì. E per il futuro sarebbe meglio elaborare una nuova risposta, più strutturata, piuttosto che continuare a organizzare vaccinazioni di massa in regime di emergenza». Per Rasi la quarta dose attualmente «ci pone più domande che risposte. Al momento la consiglierei alle persone immunocompromesse, ai pazienti oncologici, a chi ha una riduzione rapida degli anticorpi perché è in dialisi». Mentre non conosciamo la durata della protezione della terza dose: «Ma ora ci sta chiaramente proteggendo dai sintomi gravi. E non torniamo mai al punto di partenza. Gli anticorpi calano come è naturale che sia. Ma la memoria immunitaria, la risposta cellulare, restano attive ancora oggi. È per questo che ci possiamo contagiare, ma ci ammaliamo meno».

Anche se la quarta dose sarà sicura, per Rasi «non è scontato che una stimolazione continua e ripetuta dopo un po’ non crei problemi al sistema immunitario. In ogni caso non possiamo andare avanti con campagne vaccinali di massa ogni pochi mesi. Non è sostenibile. Bisognerebbe pensare a una risposta più strutturata». Ovvero: «creando vaccini spray che producano un’immunità nelle mucose dell’apparato respiratorio, per esempio. O che siano facili da prendere, ad esempio per via orale come avviene con la polio. Oppure vaccini che riconoscano altre proteine del virus, più stabili della spike che muta rapidamente».

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