Perché per Djokovic non è ancora finita: così il campione No vax rischia di perdere altri tornei
Per Novak Djokovic potrebbe non essere finita qui. Il campione ieri ha ricevuto l’omaggio della Serbia dopo che la sua espulsione dall’Australia è stata confermata dal tribunale. La decisione di non vaccinarsi, però, potrebbe costargli la partecipazione ad altri tornei, a partire dal Roland Garros. Secondo quanto riferito da Afp, tutti gli atleti, professionisti o dilettanti, che arrivano in Francia per una competizione dovranno essere vaccinati per entrare in un impianto sportivo.
Il tennista serbo rischia di saltare anche Wimbledon e Us Open, gli altri due tornei dello Slam. Lo storico torneo sull’erba non prevede esenzioni ad oggi. Questo vuol dire che Nole dovrà rispettare la quarantena e gli altri vincoli sanitari britannici, a meno che non vengano modificati entro il giugno prossimo. Per Flushing Meadows la strada potrebbe essere ancora più complicata. Senza la cittadinanza statunitense chi vuole entrare negli Usa deve presentare un programma di vaccinazione completo. Le esenzioni sono previste ma i tempi potrebbero mettere di nuovo in difficoltà il campione serbo.
E, sorpresa, tra le esenzioni non c’è la recente infezione da Covid-19. Mentre è possibile depositare le controindicazioni mediche alla vaccinazione, ma non è possibile rifiutarsi di vaccinarsi e basta. Senza contare che ci sono città come New York in cui l’obbligo vaccinale è in vigore. Quindi, se gli Us Open cominciassero domani, Djokovic non potrebbe partecipare. E non finisce qui. A marzo ci sono i due Masters 1000 americani: Indian Wells e Miami. E qui varrebbero le regole degli Us Open: il governo Usa non ammette l’ingresso ai non vaccinati, anche se hanno contratto il virus. Occorre un’altra esenzione, altrimenti dovrà saltare anche quelli. Quanto agli Internazionali d’Italia, il direttore del torneo Sergio Palmieri ha detto: «Se verrà a Roma dipenderà da Djokovic, noi stiamo alle regole, se entrano in Italia e a Roma giocatori in regola non abbiamo motivi per rifiutarli. Abbiamo avuto due anni difficilissimi. Chi sta alle regole non vedo perché non dovremmo accettarlo».
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