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Il governo Draghi apre agli indennizzi per i danneggiati dai vaccini (con un piano: l’obbligo per tutti)

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Nella bozza del Decreto Ristori una norma per risarcire le eventuali infermità e menomazioni permanenti causate dalla vaccinazione anti Covid. Con un piano per l'obbligo sullo sfondo

Il governo Draghi apre agli indennizzi per i danneggiati dai vaccini contro il Coronavirus. Nel Decreto Ristori oggi al voto in consiglio dei ministri saranno previsti indennizzi per risarcire gli eventuali danneggiati dalla vaccinazione. Come per molto tempo ha chiesto la Lega. Ma la norma potrebbe fare da apripista a un progetto che il premier Draghi accarezza da tempo: l’obbligo vaccinale per tutti gli italiani. Imposto in maniera graduale per fasce d’età. E del quale l’obbligo per gli over 50 rappresenterebbe soltanto un primo passo.

Il Decreto Ristori

Salvo sorprese dell’ultim’ora, quindi, il Decreto Ristori porterà in dote gli indennizzi per le conseguenze più gravi del vaccino. Ovvero, spiega oggi il Corriere della Sera, le infermità e le menomazioni permanenti secondo la bozza che circola in queste ore. E questo nonostante gli indennizzi per i vaccinati siano già previsti. Come ha ricordato qualche tempo fa la professoressa di storia della medicina Eugenia Tognotti, e come sostengono del resto le sentenze e i costituzionalisti, già oggi lo Stato è obbligato al risarcimento degli eventuali danni fisici da vaccinazione anti Covid-19. Anche se non è in vigore l’obbligo vaccinale e la legge 25 febbraio 1992 n. 210 stabilisce che «chiunque abbia riportato, a causa di vaccinazioni obbligatorie per legge o per ordinanza di una autorità sanitaria italiana, lesioni o infermità, dalle quali sia derivata una menomazione permanente della integrità psico-fisica, ha diritto ad un indennizzo da parte dello Stato, alle condizioni e nei modi stabiliti dalla presente legge».

E questo perché la Corte Costituzionale ha spiegato che tra obbligo e “raccomandazione” – quella in vigore nel caso della campagna di vaccinazione di massa per il Coronavirus – non c’è alcuna differenza: «La ragione che fonda il diritto all’indennizzo del singolo non risiede allora nel fatto che questi si sia sottoposto a un trattamento obbligatorio: riposa, piuttosto, sul necessario adempimento, che si impone alla collettività, di un dovere di solidarietà, laddove le conseguenze negative per l’integrità psico-fisica derivino da un trattamento sanitario (obbligatorio o raccomandato che sia) effettuato nell’interesse della collettività stessa, oltre che in quello individuale».

Il piano per l’obbligo

Ma cristallizzare gli indennizzi può costituire il primo passo per l’imposizione dell’obbligo vaccinale per tutti in Italia. Come è successo in Austria. Di un piano di Draghi per l’obbligo si era cominciato a parlare all’epoca dell’estensione del Green pass sul lavoro. La proposta era alternativa alla certificazione e all’epoca sembrava più una pistola messa sul tavolo per vincere le resistenze di alcuni settori del governo rispetto al Pass. Successivamente è emerso che proprio l’obbligo per gli over 50 costituiva, in caso di peggioramento dei numeri della pandemia, un primo passo da approfondire per step. Con l’obbligo per gli over 40, poi per gli over 30 e così via. Una direzione approvata da molti esperti, alcuni membri del Comitato Tecnico Scientifico e dal ministro della Salute Roberto Speranza.

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