Ricciardi propone 60 milioni di test del tampone: «Così in otto giorni fuori dalla pandemia»
Il professor Walter Ricciardi propone un test del tampone per «la stragrande maggioranza degli italiani» per uscire dalla pandemia di Coronavirus. In un’intervista rilasciata oggi a Repubblica il consigliere del ministero della Salute, parlando del suo libro Pandemonio uscito per Laterza, parte dagli errori fatti all’inizio dell’emergenza: «Il prezzo più alto lo abbiamo pagato per non aver fatto il lockdown ad ottobre 2020, e abbiamo avuto 70 mila morti. Io in quei giorni dissi che bisognava chiudere tutto a Napoli e Milano e i sindaci si ribellarono, scrivendo al ministro. A febbraio chiesi il lockdown generalizzato, e mi hanno assalito tutti». Poi spiega che l’attuale ondata potrebbe esaurirsi a febbraio: «Avremo, se non allentiamo troppo le misure, una primavera discreta e un’estate ottima e quindi un autunno di difficoltà. Entreremo in un circolo vizioso se appunto le Regioni non migliorano il sistema di tracciamento e di testing». Per Ricciardi ci sono due soli modi per fermare la pandemia: «O fai la mitigazione o il contenimento. Se scegli la prima sei sempre indietro. Ma una malattia come questa, con una tale mortalità e contagiosità non la devi inseguire, bensì anticipare, anche prendendo decisioni impopolari prima. È chiaro che tutti sono bravi a dire “al fuoco al fuoco”, quando il virus dilaga ma il pandemonio si evita solo intervenendo prima».
Ovvero: «Oltre a vaccinare tutti, bisognerebbe fare i tamponi alla stragrande maggioranza degli italiani e isolare gli infetti. Se ne uscirebbe in 8 giorni. È un’operazione che tutti dicono sia impossibile ma i cinesi per un caso testano 10 milioni di persone. Noi con 200 mila potremmo ben testare 60 milioni di italiani». Infine Ricciardi punta sulla vaccinazione dei bambini nelle scuole: «Bisogna fare come la Puglia, che infatti ha le percentuali migliori». Ma gli istituti devono essere in sicurezza: «Bisogna puntare sulla ventilazione. Se la scuola è ben organizzata diventa un posto più sicuro di alcuni di quelli dove passano il loro tempo gli studenti, specie nei contesti più disagiati. In generale, fuori dalla scuola si possono creare più facilmente situazioni a rischio contagio».
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