Draghi verso il Quirinale: lo stop al governo bis e l’effetto-domino del suo addio a Palazzo Chigi
Mario Draghi ci crede. Mentre Silvio Berlusconi, il suo maggior antagonista alla corsa al Colle, medita il ritiro, l’ex presidente della Bce vede ogni giorno rafforzarsi la sua candidatura. E adesso, secondo i retroscena dei quotidiani, ha giocato sul tavolo una carta che potrebbe sparigliare. E creare un effetto-domino sulla legislatura e su Palazzo Chigi. Il progetto iniziale del premier infatti era quello di varare dal Quirinale un governo bis a sua immagine e somiglianza. Ma adesso è pronto a correre anche senza intesa sul nuovo esecutivo. E questo non può che rinforzare la sua candidatura. Tra quelli che vorrebbero andare il prima possibile alle elezioni. Come Fratelli d’Italia. E tra chi punta a un governo politico e a tornare ministro. Come Salvini.
Il piano, Berlusconi e la Lega
Draghi non ha più intenzione di sollevare l’argomento del governo bis. Come aveva fatto durante la conferenza stampa di fine dicembre. Perché alla fine l’eterodirezione del Quirinale su Palazzo Chigi sarebbe ad alto rischio di costituzionalità. Ma, spiega oggi Repubblica, c’è anche un altro motivo. Ovvero schivare le pretese dei partiti e dribblare le sabbie mobili di uno stallo che a 48 ore dall’inizio delle votazioni sembra sempre più definito. Adesso il piano di Draghi prevede prima di tutto il passo indietro di Berlusconi. Senza l’ufficialità del ritiro della candidatura del Cavaliere è imprudente farsi avanti. Il secondo punto del piano è l’accordo con la Lega. Perché Draghi ha bisogno dell’ok di Salvini per muoversi. E in cambio deve concedere qualcosa.
E qui torna a galla la questione della legislatura. Che ufficialmente finisce nel 2023. Un ipotetico Draghi al Colle si troverà come primo problema quello di verificare la disponibilità delle forze in Parlamento per varare un nuovo esecutivo. Questo deve accadere in ogni caso, anche se l’elezione di Draghi al Colle non porterebbe a un vuoto di potere. Sarebbe infatti il più anziano attuale componente del consiglio dei ministri, ovvero Renato Brunetta, a prendere l’interim. In teoria, se l’elezione di Draghi al Quirinale portasse allo scioglimento delle camere, il neonato governo Brunetta ad interim potrebbe accompagnare il paese alle elezioni. Legge elettorale permettendo.
Chi diventa premier se Draghi va al Quirinale?
Ma lo scenario che vede un rapido ritorno alle urne in caso di elezione al Quirinale di Draghi, apprezzatissimo da chi dalle elezioni ha da guadagnarci (come FdI), non sembra quello più probabile ad oggi. Perché dall’altra parte bisogna soppesare le ambizioni dei leader di partito come Salvini, che accarezza l’idea di un ritorno al Viminale. Ma c’è un problema. Chi diventa premier se Draghi va al Quirinale? Se si pensa a un governo di larghe intese bisogna escludere una guida politica. Il nome giusto, apprezzato anche da Mattarella, è quello di Marta Cartabia.
Invece il programma del governo dei leader, che ha ricevuto anche l’approvazione di Matteo Renzi, avrebbe invece un evidente problema di leadership. Che sarebbe ancora più evidente se davvero tutti i leader di partito entrassero in maggioranza. All’inizio della legislatura Salvini e Di Maio, plenipotenziari dei due partiti che insieme avevano una maggioranza in parlamento, scelsero un personaggio sconosciuto proprio per avere più agibilità politica e non evitare che rubasse loro i riflettori. Giuseppe Conte però di governi ne ha fatti due, ha scalato le classifiche di popolarità tra gli italiani e adesso è leader del M5s. Un rischio che nessuno vuole correre per due volte.
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